In occasione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco, in programma ad Alba sino al 15 novembre, il nostro collaboratore Milo Julini* si sofferma, attraverso la testimonianza del giovane Carlo Marenda, sullo speciale rapporto che s’instaura tra il cercatore del pregiato fungo ipogeo, il trifolau, e il cane, compagno fedele e insostituibile.   

Un’eredità originale: testimonianza del giovane trifolau albese Carlo Marenda nel ricordo di Giuseppe Giamesio

Trifolau con i loro cani, presenti per una premiazione
Trifolau con i loro cani, presenti per una premiazione

Domenica 11 ottobre, ad Alba, nell’ambito della 85a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, si è tenuto il Convegno “Un’alleanza perfetta: trifolau e cane da tartufo”, al quale ho partecipato in qualità di relatore.

Dopo i saluti di Liliana Allena (Presidente Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba) e di Silvano Valsania (Presidente Fondazione Casa del Tartufo Bianco d’Alba di Montà), si sono svolti i lavori del convegno col prof. Ivo Zoccarato in veste di moderatore. Oltre alla mia relazione sul tema Il monfortese Domenico Vallada e il “vernacolo triffole”, hanno preso la parola i professori Alfredo Pauciullo (Cave canem: il futuro del cane da tartufo è scritto nel mosaico dei geni) e Pierpaolo Mussa (Quando gli interessi coincidono: uomo e cane nella ricerca dei tartufi).

Distesa di colline tra Langhe e Monferrato
Distesa di colline a Calosso, punto d’incontro tra Langhe e Monferrato, regno della vite, della nocciola e del tartufo…

Ma in questa sede desidero parlare dell’intervento introduttivo di Carlo Marenda, intitolato “Un’eredità originale: testimonianza di un giovane trifolau albese nel ricordo di Giuseppe Giamesio”.

Milo Julini con Carlo Marenda e il figlio di Giamesio.
Milo Julini con Carlo Marenda e il figlio di Giamesio.

Carlo Marenda, di Alba, ha narrato il suo incontro con l’esperto trifolau Giuseppe Giamesio di Roddi. Tra i due  trifolau – superata l’iniziale circospezione di Giamesio – si è stabilito un rapporto così stretto che Giamesio ha deciso di lasciare in eredità a Carlo Marenda, oltre alle sue idee sulla ricerca dei tartufi (Giamesio era noto come “trifolau ecologista”), anche i suoi tre provetti cani da tartufi. Due di questi si possono vedere nelle foto mentre il terzo, già molto vecchio, è morto nel frattempo.

Testo di Milo Julini*

Milo Julini con Carlo Marenda e il figlio di Giamesio
Carlo Marenda, col giubbotto bleu, tiene al guinzaglio i due cani ereditati da Giuseppe Giamesio. Insieme a lui il figlio di Giamesio, dichiaratamente non appassionato alla ricerca dei tartufi

Per approfondire: L’erede di Giuseppe Giamesio, il trifolau ecologista di Alba

Nota della redazione: il tartufo (in lingua piemontese trifola) è un fungo ipogeo non coltivabile, con un profumo composto da 120 molecole volatili. La stagione della raccolta, come da calendario regionale piemontese attualmente in vigore, va dal 21 settembre al 31 gennaio. Il tartufo va consumato fresco (al massimo entro una settimana dalla raccolta), non si cuoce, ma si lamella crudo con un attrezzo dotato di lama affilatissima appositamente studiato, il tagliatartufi. Il tartufo in Piemonte si cerca solo con il cane, che instaura con il padrone-trifolau un rapporto specialissimo e intenso.

* Milo Julini è appassionato cultore di storia torinese e piemontese, con particolare riguardo alle vicende giudiziarie avvenute nel Piemonte ottocentesco, argomento su cui ha condotto numerose e approfondite ricerche, confluite in articoli e libri