Un viaggio a Mondovì è un tuffo nella storia, nell’arte, nel paesaggio, nell’architettura, ma è anche una piacevole esperienza sensoriale. Infatti, la città piemontese è rinomata sin da tempi antichi per la qualità della produzione dolciaria, oggi rappresentata da Paste ‘d melia, Risòle, Copete, Monregalesi al Rhum, che potrete assaggiare negli storici locali del Bar Pasticceria Grigolon, a Piandellavalle, uno dei borghi storici cittadini.

Eccellenza monregalese sono le Paste ‘d Melia, reperibili un po’ in tutto il Piemonte, ma qui caratterizzate da una ricetta particolare, che utilizza la farina di mais Ottofile, varietà tradizionale piemontese, macinata integralmente (cioè con il germe) a pietra. Gialle, croccanti, di forma rotonda, a mezzaluna o bislunga e da degustare secondo tradizione intingendole nel dolcetto, si preparano con burro, uova, zucchero, e un mix di farina bianca e farina di mais Ottofile macinato integralmente (cioè con il germe) a pietra. Il test di qualità prescrive che la grana della farina di mais sia avvertibile masticando e che aromi aggiunti (vaniglia, limone) non prevalgano.

Vanto della liquoreria monregalese è poi il Rakikò, dalla duplice valenza di aperitivo e digestivo, il cui nome è un acronimo che richiama gli ingredienti principali, rabarbaro e china, e il nome di colui che lo brevettò nel 1924, Francesco Comino.

Un tour a Mondovì non può prescindere da una sosta in piazza Maggiore, sintesi architettonica della storia locale. Nata nel 1198 come città nuova in contrasto con il vescovo di Asti, la primitiva Mondovì si formò sul Monte di Vico dall’aggregarsi di villaggi preesistenti, da cui derivarono i tre terzeri di Vico, Carassone, Vasco. L’antico Palazzo di Città richiama l’autonomia comunale, tra influenze astigiane, viscontee, angioine, Il Palazzo dei Bressani evoca la preminenza della famiglia nel XIII secolo, mentre Il Palazzo del Governatore, residenza del funzionario sabaudo, testimonia l’integrazione di Mondovì negli Stati di Savoia dal 1396. Innesti barocchi sono il Collegio dei Gesuiti e la chiesa di San Francesco Saverio, o La Missione, con interno affrescato da Andrea Pozzo, maestro dell’illusionismo pittorico.

Nei paraggi sorge la cattedrale di San Donato, con facciata settecentesca di Francesco Gallo, ma l’orizzonte devozionale monregalese è segnato dal Santuario-Basilica di Vicoforte che, con la vastità della fabbrica e la cupola ellissoidale del Gallo, evoca l’importanza di Mondovì come avamposto degli Stati di Savoia e testimonia l’affezione della Casa ducale per la Madonna di Vico,al punto da destinare il Santuario a sepolcreto dinastico, prima che s’imponesse Superga nel Settecento.

Per saperne di più, clicca qui: Mondovì, tra Paste ‘d Melia e Rakikò 

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