di Milo Julini
Una settimana dopo l’esecuzione avvenuta a Chambéry il 23 luglio 1844, in Savoia deve essere eseguita una seconda condanna a morte. Il 31 luglio 1844, alle ore 9 del mattino, a Thonon, cittadina sulla riva sud del lago Lemano, è prevista l’esecuzione di François Barathay, giovane soldato di 24 anni, originario di Saint-Paul-en-Chablais.
Barathay ha commesso un crimine particolarmente atroce: il 23 luglio 1844 è stato condannato a morte per avere assassinato a Vinzier, il 4 giugno 1843, un bambino di 9 anni, Maurice Mijoud, che poi ha sventrato per prendergli il cuore che gli serviva – a suo dire – per effettuare un rito di magia nera.
L’orrendo crimine commesso dal condannato non impedisce le manifestazioni ostili nei confronti dell’esecutore di giustizia: nel tranquillo borgo di Thonon a memoria d’uomo non si ricordava di aver mai assistito allo svolgimento di un simile atto di giustizia. Così l’arrivo dell’esecutore e i preparativi per il supplizio destano nella popolazione sentimenti di orrore e di disgusto.
Nessuno vuole fornire al boia gli oggetti necessari per alzare la forca: nessun negoziante acconsente a vendergli il legno, il ferro e le corde indispensabili, costringendo le autorità a procedere alle requisizioni.
I commercianti costretti non vogliono accettare nessun pagamento. La proprietaria di una drogheria, obbligata a fornire una certa lunghezza di corda, grida disgustata: «Prendete il pacco che volete, non riportate niente, non pagate niente!».
La medesima ripugnanza viene dimostrata dai carpentieri che rifiutano unanimi di lavorare alla costruzione dello strumento di giustizia. Obbligati a prestare i loro strumenti, li portano collettivamente, in modo che non si possa riconoscere la scure o la sega toccate dal boia.
In questo clima ostile, l’esecutore e il suo aiuto devono fabbricarsi da soli la scala e il patibolo.
Il 23 luglio 1844, il condannato sceglie di andare a piedi al luogo del supplizio. Se avesse deciso di andare su una carretta, questa sarebbe stata requisita per essere poi bruciata e il cavallo ucciso!
Al momento dell’esecuzione, a differenza di quanto è successo a Chambéry, non ci sono grida, clamori forsennati, lanci di pietre ma semplicemente, quando dopo sei ore di esposizione il corpo viene calato, gli spettatori fanno a pezzi, senza collera, la forca e la scala e poi le bruciano.