di Paolo Barosso

Tra i nomi più importanti nel periodo “pionieristico” dell’industria automobilistica, in cui l’auto era considerata un bene di lusso, inaccessibile alla massa, spiccano i fratelli Ceirano, esponenti di una famiglia di geni della meccanica, emblema dell’intraprendenza e ingegnosità piemontese. A loro si deve la realizzazione di un numero sorprendente di iniziative d’impresa, destinate a imprimere una svolta allo sviluppo dell’automobile.

Stabilimento SCAT (Società Ceirano Automobili Torino) in Barriera di Francia (attualmente caserma Amione di piazza Rivoli)

Giovanni Battista Ceirano era un fabbricante di biciclette Welleyes, che produceva su licenza della ditta inglese Rudge nell’officina insediata nel cortile dello stabile di proprietà di Giuseppe Lancia, padre del più celebre Vincenzo, sita in corso Vittorio Emanuele II n. 9. Il nome inglese Welleyes, per la presa che aveva sul pubblico, venne adottato per designare il primo modello di vetturetta automobile che il Ceirano iniziò a produrre in società con il conte Emanuele Cacherano di Bricherasio sotto l’insegna della Ceirano & C, meglio nota come Accomandita Ceirano.

Facevano parte della squadra il progettista Aristide Faccioli, il giovane Vincenzo Lancia, che nell’officina di corso Vittorio aveva appreso i rudimenti del mestiere, il tecnico collaudatore Felice Nazzaro, altra gloria torinese della nascente industria dell’auto. Con la Welleyes, pilotata da Cesare Goria-Gatti, si conseguirono ottimi risultati nella Torino-Alessandria-Torino del 1898, tra le prime corse automobilistiche organizzate in Europa (la prima assoluta in Italia fu la Torino-Asti-Torino del 1895).

Giovanni Battista Ceirano in un’immagine d’epoca (tratta dal gruppo facebook “Curiosità di Torino”)

L’iniziativa del Ceirano era destinata a influire sulla nascita della Fiat, perché con un successivo contratto Giovanni Battista Ceirano e Aristide Faccioli, in accordo con l’avvocato Cesare Goria-Gatti, che agiva in veste di mandatario e rappresentante del conte Bricherasio e degli altri promotori, cedettero brevetti, attrezzature e avviamento alla neo-costituita Fabbrica Italiana Automobili Torino, che mise pertanto in produzione la prima vettura utilizzando disegni e know-how nati in seno alla Ceirano & C. Il ruolo da protagonista del conte Bricherasio nelle vicende costitutive della Fiat, che assorbì la Accomandita Ceirano con brevetti, progettisti e personale formato, trova riconoscimento nel quadro che venne commissionato nel 1907 dalla famiglia Bricherasio al pittore Lorenzo Delleani per immortalare i primi investitori e azionisti intenti a firmare l’atto costituivo della società. La targa apposta sulla cornice indica infatti nel nobiluomo piemontese, ritratto in posizione centrale e dominante sugli altri, l’”ideatore e primo propugnatore” dell’iniziativa da cui si sarebbe sviluppata la Fiat.

L’elegante prospetto principale dell’ex stabilimento SCAT (Società Ceirano Automobili Torino), costruito tra 1912 e 1913 in stile Art Nouveau in piazza Rivoli, ora sede della caserma Carlo Amione – foto di Paola Meliga

Come narra lo scrittore torinese Giorgio Caponetti nel suo libro “Quando l’automobile uccise la cavalleria“, che ripercorre la storia segreta della nascita della Fiat, il conte Emanuele Cacherano di Bricherasio, che tanta importanza ebbe nel disegnare i primordi dell’auto a Torino, morì a soli 35 anni il 3 ottobre 1904 in circostanze non chiare. Fu rinvenuto già cadavere, secondo la versione ufficiale suicidatosi con colpo di pistola alla testa, nel Castello ducale di Agliè, dove si trovava ospite del duca Tommaso di Savoia-Genova e della consorte Isabella di Baviera. In considerazione del luogo dove avvenne il fatto, non venne mai condotta nessuna inchiesta né eseguita alcuna autopsia, e rimasero i sospetti. C’è chi volle ricercare le cause del gesto suicida in una relazione sentimentale clandestina intrecciata dal conte con una donna legata alla Casa reale, e chi ipotizzò addirittura un omicidio su commissione.

Sul monumento funebre del Bricherasio, realizzato da Leonardo Bistolfi e posizionato nella cripta della tomba di famiglia a Fubine nell’alessandrino, si legge “diresse la vita troppo breve per la vastità del sogno…“.  Per una strana coincidenza, anche il celebre capitano Federigo Caprilli, ideatore del “Sistema Naturale di Equitazione“, amico intimo e confidente del Bricherasio (e marito della sorella del conte, Sofia), morì tre anni dopo, a 39 anni, in circostanze altrettanto misteriose, dato che venne ritrovato morente, con una frattura alla nuca, dopo che era uscito a cavallo da solo in una sera d’inverno lungo il corso Duca di Genova (oggi Stati Uniti). Le ceneri del capitano Caprilli, come da sue ultime volontà, sono deposte accanto all’amico Emanuele nella cappella dei Bricherasio a Fubine.

SCAT modello 150 S detta “Ceiranina”, prodotta tra 1926 e 1931 nello stabilimento SCAT di Barriera di Francia (piazza Rivoli) – immagine tratta da www.museoauto.it

Tornando ai Ceirano, l’epopea della famiglia si arricchì di un ventaglio impressionante di iniziative, segno di un’epoca in cui le grandi famiglie aristocratiche e borghesi del Piemonte erano disposte a investire capitali in nuove forme d’impresa. Nello stesso anno, il 1903, Giovanni Battista Ceirano diede vita alla Società Torinese Automobili Rapid (S.T.A.R.) e il fratello Matteo costituì la Matteo Ceirano & C, con officine nel cuore di San Salvario, in via Petrarca 29-31, azienda che nel 1904 mutò ragione sociale in Società Anonima Itala – Fabbrica Automobili.

Le vetture marca Itala acquisirono presto fama internazionale, conquistando mercati esteri, grazie a mirabolanti imprese sportive: in particolare, il primo e secondo posto alla Targa Florio del 1906 e la strepitosa vittoria conseguita nel raid Pechino-Parigi del 1907, la più lunga gara automobilistica di tutti i tempi. L’equipaggio della Itala era formato dal principe Scipione Borghese, il meccanico Ettore Guizzardi e il giornalista Luigi Barzini, inviato del Corriere della Sera, che percorsero in 60 giorni circa 16.000 Km, tagliando il traguardo di Parigi con venti giorni di anticipo rispetto ai secondi classificati. La società Itala superò la crisi del 1907, ma non sopravvisse di molto ai travagli del periodo successivo alla Grande Guerra, cessando ogni attività dopo alterne vicende nel 1935.

L’edificio che ospitava lo stabilimento SPA (Società Piemontese Automobili) in Borgo San Paolo

Con l’apporto di Michele Ansaldi, costruttore di auto che aveva ceduto a Giovanni Agnelli senior la quota azionaria della propria azienda, la Ansaldi, Matteo Ceirano, lasciata l’Itala, fondò nel 1906 la Società Piemontese Automobili (SPA), con sede in Borgo San Paolo, specializzandosi nella produzione di vetture da turismo e poi di motori per aerei e autocarri, competenza che consentì all’azienda, acquistata da Fiat nel 1926, di diventare la più grande fornitrice di automezzi speciali all’esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Il fratello Giovanni Ceirano fondò invece nel 1904 la Junior – Fabbrica Torinese di Automobili, cui di lì a poco, nel 1906, si affiancò la SCAT, Società Ceirano Automobili Torino, che dall’originario stabilimento sito tra via Madama Cristina e corso Raffaello si trasferì nel 1914 nella nuova sede di Barriera di Francia (piazza Rivoli), requisita poi nel 1935 e adibita a caserma dell’esercito (attuale Caserma “Carlo Amione”).

Veduta dell’ex stabilimento SCAT con ingresso principale da piazza Rivoli – foto di Paola Meliga