di Eugenio Buffa di Perrero*

Il Vercellese, estremo lembo della Pianura Padana, si distende ai piedi della corona alpina.
Il Monte Rosa, sempre coronato da nubi, domina campi vastissimi, che ad ogni primavera, vengono allagati per la coltivazione del riso, creando suggestioni lagunari.
In questo paesaggio disegnato dall’acqua, ancora oggi, si trova una città di origine antichissima, che custodisce tesori eccezionali ingiustamente dimenticati: Vercelli.
La città, abitata già in tempi remoti, ebbe un ruolo fondamentale sin dall’Età Romana: qui, nel 371, morì Sant’Eusebio, primo vescovo e patrono del Piemonte e qui, nel 1150, nacque Giacomo Guala Bicchieri, cardinale che, in missione per la Santa Sede, partecipò alla stesura della Magna Charta, la più antica testimonianza della legge costituzionale nel mondo anglosassone.
Per diversi secoli, infatti, Vercelli fu uno dei centri più vivi della Via Francigena: ogni anno, dal Nord Europa, migliaia di pellegrini raggiungevano Roma, sostando in questa città.
Vercelli si arricchì di pievi, abbazie e chiese meravigliose, dove l’arte romanica incontrava gli influssi del gotico, come nella Basilica di Sant’Andrea.

basilica di Sant'Andrea
basilica di Sant’Andrea, By Giovanni Dall’Orto, Wikimedia Commons

Devoti, commercianti ed artisti provenienti da ogni parte del continente passavano per Vercelli pronti a testimoniare la propria fede con preziosissimi “ex voto”, opere di oreficeria incastonate da pietre  preziose, ed anche documenti rarissimi, tra cui il “Vercelli book”,  manoscritto in antico sassone del X secolo, oggi gelosamente custodito nella Biblioteca Capitolare.
Nel XII secolo, i Monaci Cistercensi bonificarono il territorio circostante e, all’inizio del ’400 – primi in Italia – introdussero la coltivazione del riso nei terreni dell’Abbazia di Lucedio, trasformando per sempre la vocazione del territorio che, nei secoli successivi, sarebbe diventato il centro commerciale del riso per tutta Europa.
In questo paesaggio eccezionale, dove le sfumature dei campi mutano ad ogni stagione, la laboriosa attività umana ha saputo armoniosamente integrarsi con il ritmo della natura. Non è un caso, quindi, che esista tutt’oggi un “museo dedicato alla bellezza”, come recitava una guida su Vercelli del 1894.  Si tratta del “Museo Borgogna”: una raccolta donata dall’omonimo avvocato che, in un palazzo neoclassico,  riunisce capolavori di artisti vercellesi e lombardi del XV e XVII secolo, opere di fiamminghi e olandesi, di rinascimentali veneti e toscani, di paesaggisti settecenteschi e pittori dell’Ottocento.

*cultore di storia ed enogastronomia piemontese e guida turistica, organizza escursioni alla scoperta del territorio. Sabato 14 marzo porterà i suoi ospiti appunto a Vercelli, (per info I tesori del Piemonte: Vercelli)