*di Eugenio Buffa di Perrero

Forse per rassicurare se stesso, l’uomo ha sempre cercato di distinguere ciò che gli appartiene da ciò che gli è lontano: gli Antichi Greci chiamarono “Barbari” i popoli che non parlavano la loro lingua; i Romani chiamarono “Mediterraneo” o “Mare Nostrum” il mare al centro dei loro domini mentre, ai confini, si trovava “Finis Terrae”, il capo occidentale della Spagna, alla periferia delle terre conosciute.

Le Alpi altro non erano che un luogo “situato tra il Mare Adriatico e il Tirreno” (“a mari supero ad inferum”, così riportato all’arco di trionfo presso La Turbie, vicino a Montecarlo).

Eppure, proprio quelle montagne, così lontane rispetto all’Urbe, potevano costituire una minaccia per l’Impero, essendo l’unica area ancora indipendente in una Gallia completamente romanizzata.

Augusto, a cui si deve, nel 27 a.C., la fondazione di “Julia Augusta Taurinorum”(la futura città di Torino), decise quindi di controllare i valichi di quei monti intraprendendo sanguinose guerre contro le popolazioni ribelli dei Salassi, in Val d’Aosta, contro gli invasori Cimbri, provenienti dalla Germania, ed ancora in Gallia Narbonense, dove il monumento di La Turbie celebra la grande vittoria di Roma su 46 tribù alpine crudelmente sconfitte.

Susa - foto di Paolo Barosso
Susa – foto di Paolo Barosso

Ma, nell’antica città di Segusium, l’odierna Susa, questo non successe: nessuna battaglia macchiò il Regno di Cozio, uno stato indipendente che si estendeva sino all’odierna città di Lione.

Il sovrano celtico strinse un patto con l’imperatore romano: rinunciò al titolo di re, per divenire “praefectus” e governando, di fatto, le tribù indigene dei due versanti alpini.

I Romani, d’altro canto, potevano far passare le truppe dirette in Gallia sicuri di avere degli “amici”.

La lunga pace permise un grande sviluppo commerciale: su pendii di vallate apparentemente inaccessibili iniziò la coltivazione delle vite: Caput Montium (l’odierna Chiomonte) divenne uno degli snodi più importanti per la Via delle Gallie, mentre la città di Segusium si impreziosiva di marmi e imponenti acquedotti.

Ancora oggi, infatti, si può ancora ammirare una testimonianza unica nella Storia Romana: un arco che non celebra una vittoria, ma un patto d’alleanza tra un imperatore romano ed un re “barbaro”, Cozio, così ammirato da essere ricordato nel nome dell’arco alpino, le Alpi Cozie, per l’appunto.

Arco di Augusto a Susa - foto di Paolo Barosso
Arco di Augusto a Susa – foto di Paolo Barosso

Quando l’Impero Romano si dissolse, l’antica Via delle Gallie, che da Roma portava al resto del mondo, fu utilizzata dai pellegrini cristiani che, dal resto del mondo, ora, si dirigevano verso Roma, risorta a nuova vita grazie all’autorità papale.

Conventi e monasteri costellarono le valli: nel 726, fu fondata l’Abbazia di Novalesa e, successivamente, la Sacra di San Michele, due dei più importanti centri spirituali di tutta Europa.

Sacra di San Michele - foto di Paolo Barosso
Sacra di San Michele – foto di Paolo Barosso

Pochi anni dopo, in queste aree di confine, si svolse “Battaglia delle Chiuse” che vide lo scontro tra il Regno dei Franchi ed il Regno Longobardo. Grazie a questa vittoria, Carlo Magno riuscì a penetrare nella penisola dando vita, nell’800, al Sacro Romano Impero.

Ma Susa ebbe un ruolo fondamentale nella storia del Piemonte e d’Italia anche per un altro motivo: qui, nel 1045, la potentissima Contessa Adelaide, figlia del Marchese Olderico Manfredi, sposò un giovane ancora poco conosciuto, figlio di un conte chiamato Umberto Biancamano.

Questo cavaliere era Oddone di Savoia e, fino a quel momento, la sua famiglia aveva tentato di estendere i propri domini soprattutto al di là delle Alpi. Ma con quel matrimonio, celebrato in una lontana e impervia città tra le montagne, sarebbe nata la dinastia che, nei secoli successivi, avrebbe unito l’Italia.

Abbazia di Novalesa - cappella di San Michele - foto di Paolo Barosso
Abbazia di Novalesa – cappella di San Michele – foto di Paolo Barosso

Le periferie degli imperi non sono luoghi così marginali e anonimi; anzi, è proprio in quei luoghi dove convivono mondi diversi, in un assenza netta di confine, che si può scoprire il proprio valore, in contrasto ai luoghi del “potere centrale”, che si credono arrogantemente strutturati “per sempre”.

 

*cultore di storia ed enogastronomia piemontese e guida turistica, organizza escursioni alla scoperta del territorio. Sabato 28 marzo, nell’ambito del ciclo “Storia di Torino e Provincia”, accompagnerà i suoi ospiti in un itinerario da Torino alle valli di Susa e Cenischia sul tema “Dagli antichi Romano all’Alto Medioevo”.

Per informazioni sull’iniziativa, cliccare qui: Dagli antichi Romani all’Alto Medioevo