di Paolo Barosso

Rossana, piccolo centro sito in una diramazione laterale della bassa valle Varaita, custodisce una delle più interessanti chiese gotiche del Piemonte, la parrocchiale di Santa Maria Assunta, esempio della civiltà del cotto fiorita nel tardo Medioevo.

L’edificio, forse già esistente nell’XI secolo come risulterebbe confermato da recenti ritrovamenti, venne ampliato e rimaneggiato in fasi successive, in particolare nel XIV secolo con l’aggiunta di due campate e nel corso del Quattrocento quando, attuata la decisione di spostare il camposanto più a valle, si ricavò lo spazio per un ampio sagrato e si procedette a ingentilire la facciata, a cui si attribuì una forte impronta gotica.

Ad incorniciare il portale centrale troviamo un’alta ghimberga, elemento caratteristico dell’architettura gotica di derivazione francese,che presenta decorazioni a motivi vegetali e geometrici. Divisa in tre vele da un oculo cieco, la ghimberga poggia su colonnine binate laterali sormontate da pinnacoli scanalati, che accentuano la sensazione di una forte spinta ascensionale. Si può notare la collocazione asimmetrica dell’insieme costituito dal portale e dalla cuspide rispetto al colmo del tetto e alla finestra trecentesca soprastante.

La facciata è anche ornata da affreschi, risalenti alla seconda metà del Quattrocento: sopra l’oculo vediamo dipinta la Madonna Assunta con angeli musicanti, opera dei fratelli Biazaci di Busca (anni 1450-1465), mentre nella lunetta del portale risalta la figura di San Grato, secondo vescovo di Aosta e patrono del paese di Rossana, tradizionalmente invocato dai contadini contro i fulmini e il flagello della grandine.

San Grato è rappresentato nell’atto di tenere tra le mani la testa mozzata di San Giovanni Battista, tratto iconografico tipico del santo aostano che si basa sulla narrazione contenuta nella Magna Legenda Sancti Grati, testo del XIII secolo attribuito al canonico Jacques de Cours (o des Cours).

Nell’opera si racconta che San Grato, vissuto nel V secolo e formatosi alla scuola vercellese di Sant’Eusebio, venne investito dal Papa della missione di recarsi in Terra Santa, presso la città di Sebaste, nome latinizzato dell’antica capitale della Samaria, allo scopo di recuperare la testa del Battista. Arrivato sul posto, in base alla ricostruzione un po’ fantasiosa del canonico de Cours, San Grato si ritrovò prodigiosamente tra le mani la testa del precursore di Cristo, fuoriuscita dalle profondità del pozzo in cui era stata gettata.

Alla destra del portale, campeggia un grande San Cristoforo, protettore dei viandanti, rappresentato secondo l’iconografia tradizionale come un uomo gigantesco che trasporta Gesù bambino sulla spalla. Protettore dei viandanti, San Cristoforo veniva spesso dipinto sulla facciata delle chiese dislocate lungo le vie del pellegrinaggio perché, date le sue enormi proporzioni, poteva essere agevolmente avvistato anche da una certa distanza, fungendo da punto di riferimento visivo per il viandante. Una copia del San Cristoforo di Rossana, eseguita nel Novecento, si trova affrescata sulla facciata della chiesa di San Giovanni a Saluzzo.

Alla sinistra del portale si nota invece la raffigurazione pittorica di San Bernardo da Mentone (nativo di Menthon-Saint-Bernard, villaggio della Savoia situato nei pressi del lago di Annecy, nella provincia storica del Genevois), che tiene alla catena un inquietante diavolo gastrocefalo (che ha un volto sul ventre), accompagnato da un cartiglio con la scritta “Satanas Maledicte diripiens animas usurpare credebas sed in aeternum te”.

All’interno della chiesa, più volte modificato, si conservano alcuni affreschi quattrocenteschi e il notevole fonte battesimale a calice poligonale in pietra verde, datato 1473, opera della bottega dei fratelli Zabreri di Dronero, maestri scalpellini attivi nel XV secolo.

Appartenuto anticamente ai marchesi di Busca, che vi esercitarono la signoria fino agli albori del Trecento, il paese di Rossana venne poi inglobato nei territori dei marchesi di Saluzzo, che ambivano a controllare il luogo, data la sua posizione di passaggio obbligato tra le valli Maira e Varaita.

L’abitato di Rossana è oggi dominato dai suggestivi ruderi del castello, che vanta una lunga e travagliata storia. Tra le vicende più significative, ricordiamo gli eventi del 1458 quando il castello, occupato negli anni precedenti dagli uomini al comando del capitano di ventura guascone Arcimbaldo di Abzat, venne espugnato e liberato ad opera delle truppe del duca Ludovico di Savoia. Nelle operazioni d’assedio, condotte per la parte sabauda da truppe al comando di Michele di Piemonte (soprannome di Michele della Rippa), si utilizzò la celebre bombarda chiamata “Madonna Luisa” (Elvira Vittozzi).

Altra data importante è il 1772, l’anno in cui re Carlo Emanuele III di Savoia nominò conte di Rossana Luigi Gazelli, la cui ultima erede, Idalberta, si è spenta nel 2012 lasciando in donazione il castello, con i boschi circostanti, al comune. La famiglia Gazelli vanta tra i suoi discendenti anche la principessa Paola Ruffo di Calabria, che è stata regina dei Belgi fino al 2013, in quanto sua madre era Luisa Gazelli dei conti di Rossana.