di Paolo Barosso
La Danza degli Spadonari di Giaglione in valle di Susa è un rito antico, che si ripete ogni anno il 22 gennaio, in occasione della festa del patrono del paese, San Vincenzo (e nella domenica successiva, l’ottava di San Vincenzo), e che, secondo diversi studiosi, si richiama nelle sue origini più remote a pratiche rituali di matrice celtica o protoceltica.
Il significato ancestrale della Danza delle Spade, secondo questa interpretazione, andrebbe ricercato in sistemi rituali finalizzati a propiziare la nuova annata agraria e a favorire la fertilità della terra nel periodo di transizione dall’inverno alla rinascita primaverile dei campi. Alcuni dei gesti compiuti dagli Spadonari, che indossano variopinti copricapi intessuti di fiori artificiali, in plastica o in stoffa, e legati sotto il mento con un grosso nastro, sono infatti spiegati da alcuni antropologi culturali e studiosi del folklore popolare come atti rivolti, secondo gli scopi originari della danza, intrisi di magismo contadino, a propiziare una buona annata agricola, ingraziandosi le forze della natura.
L’avvento del Cristianesimo non cancellò queste antiche pratiche di origine celtica o protoceltica, ma provvide a caricarle di significati nuovi, mettendo sovente in relazione le Danze delle Spade e altre ritualità popolari e contadine con i festeggiamenti in onore dei santi patroni.
In area valsusina la Danza degli Spadonari è ancora praticata nelle sue forme originali a Venaus, località della val Cenischia, dove va in scena ogni anno il 3 febbraio, giorno della festa patronale di San Biagio, e a Giaglione, mentre a San Giorio veniva un tempo celebrata il 23 aprile, sempre in occasione della festa patronale, ma nel corso del tempo l’antico rituale è stato rielaborato, rivisitandolo in chiave neo-medievale, e trasformato nella cosiddetta “Soppressione del feudatario” che rientrerebbe, facendo riferimento alla classificazione di Bianca Maria Galanti (1942), nella tipologia delle “danze a contenuto storico tradizionale” e nella sotto-categoria delle “danze a contenuto insurrezionale”. Inoltre, esiste memoria di cerimonie simili anche a Chianocco e Chiomonte.
Tornando a Giaglione, qui la Danza delle Spade è collegata alla presenza del Bran, un tronco di cono in legno, ornato con nastri, fiocchi, fiori e frutti, dentro al quale viene posto il pane benedetto. La danza, messa in scena da un gruppo composto da quattro Spadonari che impugnano spade lunghe e leggere (“li sabro“), prevede movimenti e figure riconducibili agli antichi cerimoniali celtici per invocare la fertilità dei campi, così come i costumi e i copricapi adorni di nastri e fiori colorati.
Come annota l’antropologo culturale Gian Luigi Bravo nei suoi studi, il legame della danza con i riti agresti si manifesterebbe in particolare in alcuni movimenti degli Spadonari che, a un certo punto, colpiscono la terra con la spada, quasi a voler trasmettere, per il tramite della spada medesima, un flusso di energie fecondatrici destinato a propiziare la crescita della vegetazione e l’abbondanza dei raccolti.
A Venaus, sono i più anziani a vigilare sulla correttezza dei movimenti eseguiti dagli Spadonari perché, in relazione con le finalità propriziatorie dei gesti rituali, si riteneva un tempo che anche solo una deviazione dalle regole codificate potesse comportare conseguenze nefaste sull’andamento dei raccolti stagionali, non raggiungengo il risultato sperato di ingraziarsi le forze della natura.
A Giaglione, l’intreccio tra la conservazione di ritualità ancestrali e i sopravvenuti significati cristiani si rende evidente nella consuetudine, in uso nel giorno di San Vincenzo, di tenere una processione intorno alla chiesa del paese e all’interno dell’edificio, durante la quale gli Spadonari scortano il reliquiario e la statua del Santo patrono, accompagnati dai rappresentanti delle associazioni locali, dalle autorità civili e dai membri della confraternita maschile.
Al termine della Messa, sul sagrato della chiesa, gli Spadonari eseguono alcuni movimenti di danza, ciascuno dei quali presenta determinate caratteristiche. In particolare, gli ultimi due prevedono il lancio in aria delle spade e la ripresa delle stesse al volo, gesto che richiede una notevole abilità e prontezza di riflessi.
Il ruolo degli Spadonari si esprime anche nella cosiddetta Marcia, la parte della coreografia che precede la Danza propriamente detta, che vede il gruppo degli Spadonari avanzare per le vie del paese partendo dalla casa di una delle Priore in direzione della chiesa parrocchiale, seguito dai musicanti, dalla portatrice del Bran, che sorregge sul capo la singolare struttura alta anche più di due metri, rivestita di fiori e di frutta, e dalle sei Priore appaiate a due a due.
Tutti gli attori della festa di San Vincenzo, ovvero le Priore, la portatrice del Bran, gli Spadonari, la Confraternita, la banda musicale e il Consiglio comunale, hanno un ruolo e una posizione ben definiti nel rito, a partire dalla disposizione nei banchi della chiesa parrocchiale, parati a festa per l’occasione.
Nel quadro dei festeggiamenti, occupano un posto di primo piano le Priore che, secondo la testimonianza di Pier Paolo Giors, storico spadonaro giaglionese, sono “le vere organizzatrici della festa e se ne accollano le spese“. Durante la Messa, a loro sono riservati i primi due banchi in chiesa, dinnanzi all’altare, a rimarcarne il preminente ruolo sociale e tradizionale, ma l’attaccamento della popolazione a questi personaggi femminili è sottolineato anche dalla bellezza degli scialli indossati, che vengono trasmessi in seno alla famiglia di madre in figlia e sono motivo di orgoglio, perché simboleggiano un compito assolto con il cuore e desiderato sin da bambine.
Le Priore vengono scelte tra le residenti nelle nove frazioni del comune di Giaglione, devono essere di età diverse e vestono un costume chiamato “Savoiardo” ispirato all’abbigliamento tradizionale femminile della vicina Savoia.
Come raccontano le donne giaglionesi che hanno interpretato negli anni l’importante ruolo, “le Priore rappresentano la comunità locale e si dedicano alle persone più bisognose di essere aiutate. Svolgono anche qualche lavoro per mettere in ordine e abbellire la chiesa parrocchiale e organizzano i festeggiamenti”.
Per finire, occorre dare conto di una suggestiva ipotesi formulata da Roberto Gremmo sul sito di Rivista Etnie (2021) che, fondandosi su precedenti ricerche, mette in relazione l’origine delle Danze degli Spadonari in area valsusina con il passaggio di Annibale e, in particolare, con la presenza nel suo esercito polietnico di gruppi consistenti di guerrieri baschi.
Questi ultimi, sostando in alcuni dei luoghi alpini attraversati da Annibale nel corso della sua marcia verso Roma e riscontrando forse delle analogie tra la cultura degli autoctoni e quella della patria lontana (attestata dalle corrispondenze tra toponimi piemontesi e valdostani e nomi di località basche), si sarebbero alla fine stabiliti in questi territori del Piemonte occidentale, lasciando come traccia di sé proprio la tradizione della Danza delle Spade, ancora oggi molto viva nei Paesi Baschi.