di Paolo Barosso

Da metà marzo è stata riaperta alle visite l’area archeologica di Libarna, rimasta per molti mesi accessibile solo su prenotazione a causa della carenza di personale.

Il Teatro di Libarna, risalente al I secolo d.C. (fonte: Libarna Arteventi Associazione).

Il sito romano di Libarna, tra i più importanti e meglio conservati del Piemonte, si trova nella fascia appenninica della provincia di Alessandria, sulla riva sinistra del torrente Scrivia, nel territorio comunale di Serravalle Scrivia.

L’insediamento di Libarna sorse in stretta connessione con il tracciamento della Via Postumia, l’asse viario che dal 148 a.C. collegava Genova ad Aquileia attraversando l’intera valle padana, ma la condizione determinante che determinò la nascita della città fu la concessione nell’89 a.C. della cittadinanza latina alle popolazioni locali, che erano di etnia ligure.

Prima della fondazione della colonia romana, nel territorio di Libarna esistevano, infatti, insediamenti abitati da popolazioni liguri, come testimonia sia l’origine pre-romana del toponimo Libarna, forse connesso alle tribù dei Libui (ma secondo altri correlato alla radice etrusca lib-), sia l’attestazione archeologica di un abitato ligure con fortificazioni situato sulla collina sovrastante Serravalle Scrivia, sorto per il controllo del percorso che connetteva il centro costiero di Genova, dove era attivo dal VI secolo a.C. un emporio etrusco, alle regioni transappenniniche e padane.  

Veduta del settore orientale della città di Libarna con l’Anfiteatro collocato all’estremità del cardo massimo. L’anfiteatro ospitava i combattimenti tra gladiatori, le “venationes” (cacce alle belve feroci) e, previo allagamento (ove fosse attrezzato), le naumachie (battaglie navali) – (fonte: Libarna Arteventi Associazione).

Il tracciamento delle Vie Aemilia Scauri e Iulia Augusta, che dirottarono l’asse dei commerci verso il Ponente ligure, pose le premesse per il graduale declino della città di Libarna, che fu definitivamente abbandonata dagli ultimi abitanti nell’Alto Medioevo in favore dei centri meglio difesi di Serravalle e Arquata. Lo spopolamento, accompagnato dalla spoliazione di edifici e monumenti, condannò all’oblio il sito di Libarna, di cui si perse memoria.

La svolta avvenne nel 1820, con i lavori per la realizzazione della “strada regia dei Giovi” tra Torino e Genova, quando cominciarono ad affiorare dal terreno i primi reperti dell’antica colonia romana, e poi ancora con i cantieri per la costruzione della linea ferroviaria Torino-Novi-Genova (1850-54) e Genova-Milano (1911/12), anche se fu necessario attendere il 1924 per l’imposizione di un vincolo archeologico, con la conseguente cessazione delle distruzioni e l’avvio del recupero del sito.

La mentalità romana concepiva ogni città di nuova fondazione come una “replica” in piccolo della capitale, Roma, la cui immagine doveva proiettarsi in tutte le regioni sottoposte al suo dominio, anche le più remote. In coerenza con questo presupposto ideologico, il disegno urbano di Libarna rispecchia almeno due dei parametri di riconoscimento di una realtà urbana, capaci di riflettere l’immagine di grandezza della lontana Roma.

(fonte: Libarna Arteventi Associazione).

Il primo è il reticolo viario a maglie ortogonali, impostato attorno a due assi principali, il decumano massimo con andamento est-ovest e il cardo massimo con disposizione nord-sud, con le strade minori che s’intersecano ad angolo retto, formando isolati tendenti alla forma quadrata. Il secondo è il foro, ampio spazio in posizione centrale attorno a cui si concentrano i servizi di primaria importanza e che, di norma, ospitava il Capitolium, un tempio che poteva essere dedicato, ad immagine del modello romano, alla triade capitolina (Giove, Giunone, Minerva) o ad una divinità di particolare rilevanza a livello locale.

Incerta, invece, è la presenza di mura, mentre l’angolo nord-est della città, quasi come prefigurazione del principio moderno dello “zoning”, è quello destinato ad accogliere le strutture riservate allo svago e al divertimento, come il teatro, le terme, l’anfiteatro.

La riapertura dell’area archeologica di Libarna è accompagnata da un articolato programma di eventi, sviluppato con il sostegno del comune di Serravalle Scrivia e dell’associazione culturale Libarna Arteventi, che include attività didattiche, spettacoli teatrali, concerti e visite guidate tematiche. In particolare, da aprile è previsto un ciclo di conferenze nel Palazzo Municipale di Serravalle, dedicato a temi di archeologia e valorizzazione del territorio, con la partecipazione di studiosi, archeologi e docenti universitari, mentre fino a giugno sono possibili visite guidate per le scolaresche e, a chiusura dell’anno scolastico, si svolge la rassegna teatrale “Un presente antichissimo – classici in scaena” che vede sul palcoscenico gli studenti dei licei della provincia di Alessandria.

Una sala dell’Area museale allestita nel palazzo municipale di Serravalle Scrivia (fonte: Libarna Arteventi Associazione).

L’area archeologica di Libarna attende, dunque, i visitatori con un’offerta culturale ampia e variegata, capace di unire occasioni di conoscenza e approfondimento didattico all’opportunità di goderne dal vivo il fascino antico, caratterizzato dall’integrazione di elementi storici e paesaggistici.

I reperti rinvenuti nel sito di Libarna si trovano conservati in parte al Museo di Antichità di Torino e in parte presso l’Area museale del Municipio di Serravalle Scrivia, che ospita in particolare le collezioni donate dal canonico Gainfrancesco Capurro, vissuto a Novi nell’Ottocento. Diversi materiali, infine, sono confluiti per donazione o per deposito nel Museo Archeologico di Genova Pegli.

Si ringrazia Libarna Arteventi Associazione per la concessione delle foto.

Fonte: Il Lambello