di Paolo Barosso
Punto di riferimento spirituale e identitario dell’alta valle Cervo da oltre cinque secoli, il santuario di San Giovanni d’Andorno, situato nel territorio comunale di Campiglia Cervo a circa 1.000 metri di quota, è sorto attorno al Simulacro del Precursore di Cristo, San Giovanni Battista, che si trova tuttora custodito nella Balma, ovvero nella grotta, il fulcro devozionale dell’intero complesso sacro.
Tra i pochissimi in Europa con tale dedicazione, il santuario di San Giovanni d’Andorno venne costruito a partire dal primo Seicento nel luogo dove già da tempi remoti s’era affermata la devozione per il Precursore di Cristo. Si tramanda, infatti, che la sua statua fosse stata più volte trasportata in processione dai pastori della valle ai pascoli delle alte quote, ma sempre tornasse, per effetto d’una forza prodigiosa, nella grotta in cui in origine era stata rinvenuta. Intuendosi il carattere sacrale della cavità rocciosa, si provvide a erigere una primitiva cappella in quel punto dove, più tardi, si sarebbe edificato l’imponente complesso santuariale.
I lavori di costruzione, iniziati nel 1602, proseguirono nei secoli successivi, con l’intervento di insigni architetti come Bernardo Antonio Vittone, che tra il 1742 e il 1747 riprogettò il santuario ampliandolo nella sacrestia e nel coro. La chiesa è costruita attorno alla grotta miracolosa, un ambiente naturale avvolto nella semioscurità che invita al raccoglimento e le cui pareti trasudano acqua ritenuta depositaria di qualità taumaturgiche, in particolare per le malattie della vista. Qui si trova custodita la statua cinquecentesca di San Giovanni Battista.
Tra gli edifici dedicati all’ospitalità dei pellegrini che si allineano lungo l’ampio e scenografico piazzale con affaccio sul fondovalle, spicca il grande fabbricato posto sul lato orientale, fatto costruire nel 1680 da Carlo Emilio San Martino di Parella, marchese di Andorno, che fu militare e diplomatico al servizio dei duchi di Savoia e dell’imperatore asburgico. Sulla lapide in marmo visibile sul muro dell’edificio si legge un’iscrizione che ne celebra le gesta: “Carlo Emilio San Martino di Parella, marchese di Andorno. Celebre capitano dei duchi di Savoja, questa casa edificò per l’ospizio di S.Giovanni. Vi dimorò prima di recarsi a combattere contro i turchi nella difesa di Vienna 1683. Fu ferito nella liberazione di Strigonia. Eletto generale dall’imp. Leopoldo, ritornò in Piemonte a militare nell’esercito del duca Vittorio Amedeo“.
Nel piazzale si trova anche il cosiddetto “burnel”, caratteristica fontana in pietra con vasca ottagonale e pila centrale, risalente al primo Seicento, ma riplasmata nel 1789 e trasferita nell’attuale posizione nel 1934 con l’apertura del cantiere per l’ampliamento del piazzale che, già alla fine dell’Ottocento, era stato interessato da imponenti lavori di sbancamento allo scopo di riorganizzarlo su due livelli sovrapposti (piazzale superiore e piazzale inferiore), collegati da uno scalone monumentale.
Dal 1625, inoltre, si avviò il progetto di costruzione di un Sacro Monte dedicato alla Vita di San Giovanni Battista che, pur non essendo stato incluso nel sito seriale Unesco dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, è senz’altro meritevole di considerazione. Di quell’ambizioso progetto rimasto incompiuto, che avrebbe dovuto creare nelle intenzioni degli ideatori il terzo polo devozionale sulle alture attorno a Biella insieme con Oropa e Graglia, rimangono come viva testimonianza cinque cappelle, tutte dotate di portico antistante per il riparo e il raccoglimento dei pellegrini, e dislocate lungo la mulattiera a tornanti che collega il paese di Campiglia Cervo al santuario.
L’apparato plastico e pittorico contenuto nelle cappelle è incentrato non solo sulla vita di San Giovanni Battista, ma più in generale su figure di santi anacoreti dei primi secoli del Cristianesimo, come Sant’Antonio Abate, San Paolo Eremita, Sant’Ilarione di Gaza (fondatore di monasteri in Palestina), San Gerolamo penitente, Sant’Onofrio e Santa Maria Maddalena. Una sesta cappella, intitolata a San Zaccaria, padre del Battista, venne purtroppo demolita nel secolo scorso.
Il campanile del santuario, infine, non è immediatamente visibile in quanto la sua posizione distante, isolata nel mezzo della faggeta e su un costone orientato a valle, era stata studiata per far sì che i rintocchi della campana, considerata la più grande e pesante del Biellese e soprannominata per questo il “Campanone”, si propagassero in quasi tutti i cantoni della valle.