Nato a Cuneo l’11 aprile 1880, visse a Torino dove morì il 6 gennaio 1963

di Milo Julini 

L’occasione per questo ricordo del poeta piemontese Arnaldo Soddanino è nata dalla lettura del libro di Esuperanzo Ballerini, “Umorismo Paesano”, pubblicato nel 1923 dall’editore Alberto Giani di Torino, che mi è stato sottoposto dall’amico collezionista e bibliofilo Piero Aires. Il libro, che agli occhi dei moderni piemontesisti presenta alcuni “peccati”, primo fra tutti quello di definire “dialetto” la lingua piemontese, concentra l’attenzione del lettore sulle poesie a carattere umoristico di varie regioni italiane.

Copertina del pittore torinese Carlo Nicco
Copertina del pittore torinese Carlo Nicco

Il contributo dei poeti piemontesi è costituito da versi di Angelo Brofferio, Fulberto Alarni, Amilcare Solferini, Rico, Arnaldo Soddanino e Giacomo Andrea Bolla (del quale non ho trovato notizie in rete!).

Ho deciso di sottoporre ai Lettori la poesia di Soddanino “Sensa cadênn-a” (senza catena), nella versione pubblicata dal libro, che non usa la moderna grafia normalizzata (e nemmeno quella virigliana!), insieme alla traduzione in italiano, scritta in versi e quindi non letterale.

La poesia di Arnaldo Soddanino “Sensa cadênn-a”
La poesia di Arnaldo Soddanino “Sensa cadênn-a”

Arnaldo Soddanino è lo pseudonimo consolidato del poeta Giovanni Soddano, nato a Cuneo l’11 aprile 1880. Soddanino trascorre la sua vita quasi interamente a Torino, dove lavora come impiegato presso una ditta privata. La sua produzione di versi e di commedie è molto consistente e, ventenne, collabora già con giornali umoristici come “Il Birichin”. Si da il motto “ad meliora semper!”.

I suoi versi in piemontese, in passato, hanno incontrato la simpatia e l’interesse del pubblico: dimostra una «vena creativa fertile e popolaresca», come scrive “La Stampa” nell’annunciarne la morte, il 7 gennaio 1963.

Le prime opere di Soddanino sono dedicate a Pietro Micca e al Carnevale di Ivrea.

Versione italiana della poesia di Arnaldo Soddanino “Sensa cadênn-a”
Versione italiana della poesia di Arnaldo Soddanino “Sensa cadênn-a”

La legenda di Pietro Micca” è del 1906, ed è stata di nuovo pubblicata nel 1956, riveduta e corretta dallo stesso Soddanino col titolo “Storia ‘d Pietro Micca. Sonèt piemontèis”. La sua colorita rievocazione del minatore biellese è stata variamente giudicata ma sicuramente gli ha assicurato una certa visibilità anche in tempi più vicini a noi.

La storia del Carnevale d’Ivrea. A ricordo del 1° centenario del libro storico del Carnevale d’Ivrea. 1808-1908” è del 1908.

Soddanino dedica poi alcune raccolte di poesie ai soldati italiani combattenti nella Grande Guerra. Sono “Pagine d’or” (1917), glorificazione degli Alpini, considerati come una gloria del Piemonte, e “Le Steile d’Italia. Trilogia di guerra (eroi dell’aria)”, a lode degli aviatori. Nel ventennio fascista, quando Soddanino si dimostra vicino al regime, queste raccolte poetiche che rappresentano un inno all’eroismo dei soldati italiani, sono valorizzate e riproposte, come “Steile d’Italia. Trilogia storica di guerra”, nel 1935, con copertina del pittore Felice Vellan. Una terza edizione è del 1958: “Steile d’Italia. Trilogia storica di guerra. Come caddero gli eroi del cielo, dei monti e del mare, nella grande e vittoriosa guerra del 1915-1918”, con copertina e disegni di Vellan. Con questo pittore torinese, autore di molte copertine dei suoi libri, Soddanino stabilisce un duraturo sodalizio.

Copertina di “Reuse ‘d mè giardin”, del pittore Felice Vellan
Copertina di “Reuse ‘d mè giardin”, del pittore Felice Vellan

Nel ventennio, oltre a questi versi sicuramente molto graditi al regime, Soddanino pubblica anche composizioni a carattere più interiore, come nel 1923, “La cansson d’la vita”, delicati poemetti considerati al tempo il suo poema più organico e finito, che sarà riproposto nel 1952, e, soprattutto, “Reuse del mè giardin” (1934), raccolta di versi dedicata al Duce, al quale Soddanino si dichiara devoto nel proclamare la sua fede nei destini della Patria. Anche “Reuse del mè giardin” è illustrata da Vellan.

Le recensioni delle sue raccolte poetiche gli perdonano qualche difetto stilistico in grazia del suo entusiasmo patriottico, confermato anche da “Teatro di masse. Tre commedie fasciste” “Littoria”, “Era nuova”, “La canzone della vita”, edite a Torino dopo il 1932.

Appare consistente la produzione poetica di Soddanino successiva alla seconda guerra mondiale. Già nel novembre del 1945, entra in polemica con Luigi Olivero, sostenitore della grafia normalizzata: Soddanino è ancora legato a quella virigliana.   

Nel secondo dopoguerra, oltre alle nuove edizioni di precedenti opere già prima ricordate, appaiono: “Fior d’urtie”, con copertina di Vellan (1948); “A l’ômbra ‘d mè ciôché. Rime piemônteise”, copertina e caricatura dell’autore di Vellan (1951); “Sôta la Mole“, con copertina di Vellan (1951); “Storie ‘d mia nona” (1953); “La barca. Parodia dla Nave di G. D’Annunzio” (1955); “Adveniat regnum tuum. Poesie religiose piemontèise”, con prefazione di Almerino Fantini (1957); “Storia e gloria dël Valentin” (1969).

La commedia di Arnaldo Soddanino, “J’eredi ‘d Leonardo da Vinci” (Torino, 1954)
La commedia di Arnaldo Soddanino, “J’eredi ‘d Leonardo da Vinci” (Torino, 1954)

Soddanino è autore di numerose commedie, “Eroi del 1848”, “Ingiustissie”, “Lussia la mata”, “El don del Signor”, “El bernocol d’un gran’om”, “J’eredi ‘d Leonardo da Vinci”, “Frat-lanssa bastarda”, “Un’om dla stra”, “La barca”, “La parabola dla vita”, “Che sagrin, mariesse!”, “Verso un mondo migliore”, “Fuoco di paglia”, “La vita ritorna” (1961). Alcune vengono rappresentate con successo al Teatro Rossini dalla Compagnia Casaleggio.

Arnaldo Soddanino muore improvvisamente il 6 gennaio 1963 a Torino, e “La Stampa” lo definisce «il decano dei poeti dialettali» torinesi in un articolo che, in omaggio alle idee del tempo, parla del lutto che ha colpito i cultori della «musa vernacola piemontese»!

Dopo la sua morte, Soddanino è presto messo da parte, anche se il suo nome compare in alcune iniziative. Renzo Gandolfo, ne “La letteratura in piemontese” (Torino, 1972) gli rimprovera «una vena di verseggiatore anche troppo facile e poco controllata».

Nel 1981, la Cetra di Milano pubblica un disco “Sota i pont del Po”, dove l’orchestra Gardino interpreta varie composizioni poetiche messe in musica: fra queste vi è “Me ciabotin” di Soddanino.

Nel 1982, Roberto Gremmo pubblica “La stòria dël Carlevé d’Ivrea” e, nel 1986, il libro dedicato a Pietro Micca, favorevolmente recensito da Pier F. Gasparetto (“La Stampa” – Cronache di Biella, 21-9-1986) e ricordato anche a Torino, in concomitanza con i festeggiamenti di settembre della vittoria del 1706 sui Francesi assedianti. Va anche detto che gli studiosi legati al Museo Pietro Micca di Torino, come il generale Guido Amoretti e Piergiuseppe Menietti, non lo considerano in modo troppo favorevole.