di Fabrizio Laggiard (Dolcepiemonte.com

Il Piemonte, si sa, è terra di vini.
La coltivazione della vite e la lavorazione dell’uva risalgono a tempi antichi. Meno conosciuta è invece la viticoltura eroica, estrema. Un tipo di lavorazione della vigna che viene praticata solo in alcuni luoghi del Piemonte, come  Pomaretto e Perosa Argentina, terre di produzione del vino Ramìe.

Veduta della conca di Pomaretto con i terrazzamenti coltivati a vite

Questi paesi, ormai orfani dell’industrializzazione tessile di fine ‘800, hanno subito un grande spopolamento a favore delle città. Luoghi di montagna in cui l’età media è molto avanzata, ma dove vive una tradizione vitivinicola che alcuni giovani stanno faticosamente cercando di riscoprire e rilanciare.

E’ sui ripidi versanti alpini che da Pinerolo salgono verso Sestriere e Prali che vengono coltivati i vigneti di Avanà, Avarengo, Chatus e Bequet.

colline del Ramie
Terrazzamenti del Ramìe

Alcune fonti fanno risalire la viticoltura in questi luoghi al XIV secolo, quando coraggiosi agricoltori domarono le forti pendenze grazie ai terrazzamenti con muri a secco. Pendenze che in certi punti raggiungono anche il 90%. Per questi motivi la viticoltura in questi luoghi viene definita eroica.

Oggi i pochi vignaioli che combattono su queste montagne lo fanno con un grande rispetto per la natura. Grazie a particolari sistemi di potatura, imparati in altre zone d’Italia e di Francia, sono stati recuperati vigneti di sessanta o settant’anni. Non vengono più utilizzati, contrariamente al passato, diserbanti ma l’erba viene mantenuta e entra nel ciclo vitale delle viti. Tagliata, l’erba rimane sul campo trasformandosi in fertile compost.

Le temperature fresche consentono una produzione per pianta molto bassa. Molti grappoli vengono volontariamente tagliati per permettere a quelli superstiti di produrre il giusto grado di zuccheri durante la maturazione. I produttori del Ramìe puntano quindi sulla qualità, con una cura quasi maniacale per ogni singola pianta. Il microclima di questi luoghi e la particolare ventilazione consentono di utilizzare pochissimi trattamenti.

La vendemmia è anche questa un’operazione faticosa e minuziosa. In alcuni casi viene effettuata in sei o sette momenti diversi per cogliere i giusti gradi di maturazione. Effettuata esclusivamente con le forbici, ogni grappolo viene delicatamente preso con le mani e depositato nelle ceste.

I giovani vignaioli di oggi hanno riscoperto che mantenere vivi questi terrazzamenti e sistemi di coltivazione permette di conservare e proteggere il territorio. Un’agricoltura innovativa e più consapevole favorisce il mantenimento idrogeologico, ambientale e paesaggistico. Grazie alla viticoltura eroica si esprime quasi un dovere morale verso gli avi che hanno costruito e modellato il paesaggio con mezzi molto minori di oggi. Nello stesso tempo viene conservato un territorio che è in prestito dai nostri figli.

Quando si beve un bicchiere di Ramìe si sente questa fatica e quRamieesta cura nella produzione in vigna. I profumi e i sapori ovviamente risentono dell’andamento climatico di ogni annata, ma il colore è rosso rubino abbastanza carico, con profumi intensi di frutta matura, liquirizia e spezie, avvolgenti e persistenti. Il vino Ramìe è  adatto per tutto il pasto, ma in particolare si abbina bene con secondi di carne bovina.

Il migliore consiglio che posso darvi è quello di farvi un giro tra i ripidi vigneti del Ramìe per capire meglio la fatica e la bellezza di questo territorio.

Un modo per gustarlo è invece andare su Dolcepiemonte.com, al link vino Ramìe . Penseremo noi a spedirvelo direttamente a casa.