La principessa etiope Romanework, o Romaneuorh, è sepolta al Cimitero Monumentale di Torino 

di Milo Julini

Il 14 ottobre 1940, a Torino, muore all’età di 27 anni la principessa etiope Romanework, o Romaneuorh, figlia del negus d’Etiopia Hailé Selassié, colpita da una grave forma di tubercolosi.

La principessa, il cui nome in italiano significa “Melagrana d’Oro” è giunta a Torino nel luglio del 1937: la sua triste vicenda si ricollega alla occupazione italiana dell’Etiopia che, il 6 maggio 1936, vede l’entrata in Addis Abeba dell’esercito italiano e la proclamazione da parte di Mussolini dell’Impero, quando il re Vittorio Emanuele III assume il titolo di Imperatore d’Etiopia.

Conosciamo la storia della principessa Romanework dal recente libro “Torino silenziosa”, di Manuela Vetrano, che ci accompagna alla scoperta del Cimitero Monumentale di Torino (Il Punto-Piemonte in Bancarella, 2017).

Dopo l’occupazione italiana dell’Etiopia, il negus si rifugia in Inghilterra con buona parte della famiglia reale. Romanework preferisce restare a fianco del marito Merid Bayané, comandante di forze di opposizione anti-italiane.

Nel febbraio del 1937, Merid Bayané è catturato e fucilato e la principessa, con i quattro figli maschi, viene trasferita nel campo di prigionia dell’Asinara, in Sardegna. Qui il figlio più piccolo, Gideon, di soli due anni, muore.

Il negus d’Etiopia Hailé Selassié

A maggio, monsignor Gaudenzio Barlassina, Superiore Generale delle Missioni della Consolata, in visita all’Asinara per portare sostegno ai prigionieri, individua la principessa che ha conosciuto durante i sedici anni trascorsi in Etiopia come missionario. Grazie all’aiuto della Regina Elena, ottiene dal Ministero degli Esteri che gli sia affidata: nel luglio 1937, Romanework è così trasferita a Torino presso le Suore Missionarie della Consolata, nella Casa di San Michele, in via Genova 8, al tempo istituto per orfani. Qui vengono alloggiati anche i suoi tre figli e il suo piccolo seguito, formato da due suore cristiano-copte e due servitori. Il professor Dario Borgogno, insegnante degli orfani dell’istituto, provvede all’istruzione dei giovanissimi principi.

Il campo di prigionia dell’Asinara in Sardegna

Nell’autunno del 1940 Romanework si ammala di tubercolosi. Muore, dopo la sua conversione al cattolicesimo, affidando i figli alle cure delle suore che si prodigano non solo per la loro formazione ma anche per la loro tutela quando Torino è sottoposta ai feroci bombardamenti alleati.

La principessa viene sepolta al Cimitero Monumentale di Torino con grande riservatezza in un sotterraneo defilato della sesta ampliazione. La lapide sul loculo porta soltanto la scritta “A una mamma”.

Anche il primogenito Chetacceu muore di tubercolosi, il 22 febbraio 1944, dopo essere stato battezzato con il nome di Giorgio. È sepolto in un loculo anonimo vicino a quello della madre.

In seguito alle tombe sono poste lapidi con iscrizioni nelle lingue italiano ed etiope.

Gli ultimi due figli, Merid e Samson, sono rimpatriati dopo la guerra per interessamento delle suore, ma decedono precocemente: la principessa Romanework non ha così discendenti diretti.

Nel dicembre del 2006, il principe Aklile Berhan Makonnen, suo nipote, ha reso visita alla tomba di Torino che ospita la zia e un cugino.