Continua dalla prima parte

di Fabio Occhial

Le analisi stratigrafiche hanno evidenziato almeno quattro grandi fasi costruttive (per tali analisi si rimanda alla documentazione relativa presente al LASA dell’ Università del Piemonte Orientale di Vercelli).

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  1. Fase di X secolo
  2. Fase seicentesca
  3. Fase di fine settecento
  4. Fase moderna-post 1980

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L’analisi attualmente più accreditata, pur con tutte le ovvie riserve parrebbe ipotizzare una struttura a navata unica, absidata ed il grande arco nel settore orientale dovrebbe proporre il raccordo con la navata della chiesa con due vani laterali non completamente aperti sulla navata, oltre i quali la navata stessa proseguiva per prima dell’innesto dell’abside.

In assenza delle auspicabili evidenze di un edificio precedente, prodotte dalle prospezioni eseguite sotto la guida dello scrivente, questa ipotesi ricostruttiva vuole essere ricondotta alla fase iniziale dell’abbazia bremetense, suggerendo una data collocabile alla seconda metà del X secolo, compatibile con le specchiature ad archetti, demandanti ad una fase romanica precoce intuibile anche dal confronto stilistico e strutturale con il battistero della vicina pieve di Velezzo (attualmente in fase di studio da parte di S. Lomartire dell’Università del Piemonte Orientale e del dott. F. Occhial nel quadro di un lungimirante progetto di indagine conoscitiva e di restauro, patrocinato dal parroco, don Cesare Silva).

Il battistero di Velezzo presenta infatti partiture decorative esterne di simile fattura, a doppio ordine di specchiature con archetti binati.

Battistero di Velezzo

Non appare completamente certo se le navate laterali della chiesa, presenti ancora in elevato nella pianta ricordata, siano state realizzate contestualmente alla costruzione della cripta, la quale, in buona parte interrata, è costituita da un vasto ambiente rettangolare, da cui si apre un’ulteriore aula absidata, di larghezza leggermente minore, nel cui perimetro, a sud, è stato aperto in breccia l’accesso attuale.

Un secondo passaggio, anch’esso non originale, si apre simmetricamente sul lato nord dell’abside e porta ad un vano seminterrato a destinazione funzionale accessoria che rimane da chiarire.

Scorcio della cripta di Breme

Lo sviluppo della cripta occupa tutta la larghezza della navata centrale della chiesa, il cui abside corrisponde approssimativamente alla posizione dell’abside di quest’ultima; nella sua lunghezza la sala è articolata in tre navate con due coppie di colonne nel suo settore orientale e da due coppie di pilastrini in mattoni nel settore occidentale; alle pareti corrispondono delle lesene collegate da archi, sulle quali sono impostate le volte a crociera, prive di sottarchi.

Originariamente la cripta si estendeva verso ovest ed è tuttora identificabile un’ulteriore campata verso ovest. Nel suo stato attuale è la risultante di un intervento di restauro effettuato negli anni 60 del secolo scorso, delle cui movenze e risultanti rimangono scarse indicazioni; in una breve e successiva pubblicazione  si menzionano due distinte pavimentazioni, la presenza di un altare addossato alle due colonnine orientali e un «piedistallo rettangolare per l’esposizione delle reliquie».

Cripta: sono visibili l’accesso, ora murato, a un locale accessorio e l’attuale ingresso alla stessa.

Di tutto ciò  il restauro non ha lasciato traccia e documentazione; risultano inoltre asportati nella loro interezza gli intonaci allora ancora presenti, perdendone in tal modo ogni possibilità di analisi. Le lesene sono realizzate con laterizi, che rimandano spesso al modulo romano padano: si tratta del sesquipedale, le cui misure teoriche sono 0,45 x 0,30 x 0,6, con approssimazioni anche importanti; in questo caso, mattoni interi appaiono impiegati occasionalmente, alternati in modo più consistente da mattoni frammentari, come sono quelli che si alternano ai ciottoli nelle pareti.

Da una lettura della stratigrafia muraria, le lesene risultano ben immorsate negli alzati perimetrali e le riseghe delle campate centrali legano con le rispettive pareti, così come non c’è soluzione di continuità fra le murature del settore occidentale e quelle del settore orientale, a differenza dei supporti delle volte con colonne lapidee nel settore orientale e pilastri laterizi in quello occidentale. Tale alternanza è indicata come distintiva di due differenti fasi e di una diversificazione in due sub-aree coerentemente con una distinzione in funzione liturgica.

Abbazia di Breme: veduta dell’arioso chiostro

Osservando la tessitura delle volte è invece chiaro il rifacimento di una loro parte importante, pur in linea con quelle originarie, intervenuto certamente nel momento in cui la cripta fu ridotta e portata alla lunghezza attuale con la realizzazione del nuovo muro di chiusura (in relazione alla demolizione della chiesa, quando la cripta fu anche resa accessibile direttamente dall’esterno).

Per la datazione della cripta, a giudicare dalla struttura delle volte, sembra potersi collocare tra la fine del X e i primi decenni dell’XI secolo: l’unico dato ragionevolmente sicuro è la sua contestualizzazione rispetto alla fase originaria della chiesa a navata unica (pur considerando un ragionamento a parte relativo al vano accessorio citato e a un altro in posizione complementare attualmente in fase di prospezione).

Scorcio del complesso abbaziale

La cripta si inserisce infatti nella navata, occupandone tutta la larghezza. La quota delle volte, superando di circa 0,20 m il limite inferiore della specchiatura esterna del perimetrale nord della chiesa, suggerisce per il presbiterio un piano di calpestio sopraelevato di almeno 1 m rispetto a quello presumibile per la navata. Questo non comporta necessariamente un divario cronologico importante tra la costruzione della chiesa e quella della cripta.

Altri elementi, emersi recentemente, quali archi inglobati nelle mura dei due corpi di fabbrica attigui alla navata di sinistra, le cui quote corrispondono a quelle sopra menzionate ed altri elementi strutturali, contribuiscono a sostenere la tesi di una chiesa dallo sviluppo orizzontale in più quote, le cui funzioni liturgiche si svolgevano mediante percorsi  stazionari diversificati in funzione delle stesse.