di Arconte

A Roma, il 9 gennaio 1878 muore il re Vittorio Emanuele II. Nello stesso anno compare il libro “Il re Vittorio Emanuele nella sua vita intima. Bozzetti di Fausto”, pseudonimo di Rinaldo De Sterlich. Il libro incontra un certo successo perché alla prima edizione, quella da noi consultata, edita dalla Tipografia Elzeviriana di Roma, fa seguito una seconda apparsa nello stesso anno ad Ancona per i tipi della Tipografia sociale, intitolata Sul re Vittorio Emanuele nella sua vita intima. Bozzetti di Fausto; asterischi a matita di Mefistofele.

Fausto è autore piuttosto prolifico, su svariati temi, e in questo suo libro, dove dà prova di una discreta conoscenza delle faccende di Casa Reale, dimostra un forte e partecipe intento commemorativo nei confronti del re scomparso del quale vanta una conoscenza diretta.

Pagine del libro con la firma di Fausto

Abbiamo deciso di pubblicarne alcuni capitoli, certo non con intenti agiografici che non sono nelle nostre corde e oggi non più proponibili in questi termini. Ci è parso invece interessante ricordare i vari personaggi, quasi tutti piemontesi, che formavano l’entourage reale. Abbiamo anche ritenuto degni di nota i due capitoli sulla giornata e sul guardaroba del Re che, tetragono alle innovazioni, aveva conservato anche a Roma le sue antiche abitudini torinesi.

Proponiamo in esordio il ritratto di Rosa Vercellana, la Contessa di Mirafiore, secondo la dizione usata da Fausto che abbiamo preferito mantenere.

La Contessa.

L’Almanacco di Gotha, annuario genealogico, diplomatico, e statistico, che conta già cento quindici anni di pubblicazioni, nel suo capitolo Italie, così si esprime:

La Bela Rosin nel 1870

Victor Emanuel II, Marie, Albert, Eugéne, Ferdinand, Thomas, Roi d’Italie, né le 14 mars 182=, succ. à son père le Roi Charles Albert Amédée (né le 29 oct. 1798, mort le 28 juillet 1849 , marié à Marie Therèse, Françoise, Josephine, Jeanne, Bénédicte, née le 21 mars 1801, morte le 12 janvier 1855, Archiduchesse d’Autriche, fille du feu Ferdinand III Grand Duc de Toscane) en vertu de l’abdication du 23 mars 1849 (confirmée le 3 avril) prend en vertu de la loi du 27 mars 1861 le titre de Roi d’Italie, marié le 12 avril 1842 a Marie Adélaide, Françoise, Renire, Elisabeth, Clotilde (née le 3 juin 1822) fille de feu Rénier Archiduc d’Autriche, veuf le 20 janvier 1855; et marié 2° morganatiquement à Rosa Vercellana Comtesse de Mirafiore.

Questa annotazione spiega perché io parlo in queste pagine della Contessa, e ne intrattengo il lettore per pochi istanti. 

Chi sia e di dove venga la Contessa Rosa, non importa saperlo, tanto più che ormai lo sanno tutti.

Essa ebbe due figliuoli.

La Contessa Vittoria è la figlia, che sposò in prime nozze il Marchese Giacomo Spinola, Colonnello delle Guide, ed in seconde nozze il fratello di lui, Luigi.

Il Conte Emanuele è il figlio, che ha tolto in moglie Bianca Larderel.

Dipinto di Vittorio Emanuele II

La Contessa Rosa di Mirafiore, il Conte Emanuele e la Marchesa Vittoria costituivano appunto la famiglia privata del Re, che potrebbe anche chiamarsi la famiglia ufficiosa, per distinguerla dalla famiglia ufficiale, che si componeva de’ quattro Reali Principi di Savoia, superstiti dopo la morte di Oddone, cioè di due Principesse : S. A. I. R. Clotilde maritata al Principe Napoleone Bonaparte, S. M. Maria Pia, Regina di Portogallo, S. A. R. Umberto Principe di Piemonte, e S. A. R. Amedeo Duca d’Aosta, già Re di Spagna.

Vittorio Emanuele, per indole sua, era poco amante de’ fasti, delle pompe, delle cerimonie, delle feste, dei grandi ricevimenti, delle Gale,… insomma di tuttociò che sentiva il mondo ufficiale, e quindi anche in fatto di famiglia non vi è a meravigliarsi che avesse (o fosse accusato di avere) qualche preferenza per la famiglia privata.

In ciò dire io non affermo, raccolgo solamente le voci.

I Mirafiore avean molti nemici, ed anche nei consigli della Corona.

Ma avean pure amici e partigiani.

Pagine del libro con la firma di Fausto

Nullameno è fuori dubbio che né la Contessa né i figliuoli hanno mai avuto alcun peso nelle bilance delle cose di Stato.

O che non volessero, o che non potessero, perché a dir vero Vittorio Emanuele ha sempre mostrato, che un abisso separava la sala del Consiglio dall’alcova, il fatto è questo, che la famiglia privata, non ebbe mai la più lieve voce in affari di Governo, in questioni di Stato.

Gli ottimisti assicurano che la Contessa ha mille pregi, tra gli altri quello di un cuore generoso e caritatevole.

I pessimisti la dicono strana, prepotente, volubile.

Taluni vorrebbero far risalire a lei la colpa di gran parte dei debiti di Vittorio Emanuele: altri pretendono che, sebbene non s’ingerisse negli affari pubblici, la Contessa nelle domestiche mura fosse l’arbitra inappellabile, la regolatrice della volontà del Re.

Ma tutte queste son voci, che non possono essere accolte senza beneficio d’inventario!

Il Re Vittorio Emanuele II con Rosa Vercellana, moglie morganatica, e i figli Vittoria Guerrieri (1848 – 1905) e Emanuele Alberto Guerrieri (1851 – 1894).

Ed alla fin fine ognun sa che la Contessa fu una bella ragazza, la Bella Rosina per antonomasia; è stata una bella giovane, ed oggi ancora è una bella matrona: e vi è forse da stupire che un’anima schietta ed amorosa risenta il fascino e la signoria del bello?

Del resto io non sono in grado di dare un giudizio esatto sul conto suo, ed

Imito l’Aretin, poeta Tosco

Scusandomi col dir – non la conosco!

Comunque sia, la povera e addolorata Signora, non contando per nulla nel mondo ufficiale e nelle sfere pubbliche, ha dritto ad esser lasciata in pace nel suo dolore e risparmiata ai colpi di facile censura.

E quanto a Vittorio Emanuele poi, la pubblica opinione ha iscritto tali e sì grandi titoli di gratitudine ed ammirazione a credito di Lui, nel libro di dare ed avere, da non potere, in verun modo, tener conto di qualche piccolissima partita a debito, sul capitolo delle debolezze o delle fragilità umane.

E qui mi cade in acconcio di dir cosa che altamente onora il giovane Re.

Quando l’inesorabile destino troncava una vita sì preziosa all’Italia, non vi fu penuria di invidi e di malevoli, che quasi esultarono, al pensiero che inaugurandosi nella Reggia un’era di reazione, tutti gli intimi di Vittorio Emanuele, e primi fra tutti que’ della famiglia Mirafiore, colpiti da proscrizione, sarebbero caduti in disgrazia.

Ma essi obbliavano che il successore del gran Re era per lo appunto Figlio di Lui; e che se l’invidia e la malevolenza sono l’elemento vivificatore delle anime volgari e abiette, la generosità e la grandezza d’animo sono la essenza vitale dei Principi di Casa Savoia.

Re Umberto in cuor suo ha sentito che, quantunque innanzi alla società ed alle leggi dello Stato non vi sia alcun atto autentico, registrato negli archivi di Corte o del Senato, che valga ad accertare un vincolo legale tra i Mirafiore e Lui… pure, innanzi ad una tomba adorata li unisce un vincolo sacro… il comune diritto al dolore ed al pianto!

Ed Egli con pietà filiale, con lealtà di Re interpretando i voleri dell’Eroe estinto, ha chiamato a sé il Conte Emanuele di Mirafiore, e porgendogli una mano amica, lo ha coi detti e coi fatti rassicurato sulle sorti della sua famiglia e sul suo avvenire.

– Conte! – par che il Re gli dicesse accommiatandolo – Rendetevi benemerito ed utile alla patria nostra, e vogliate così porre me in grado di essere utile a Voi.

Nobili parole, degne d’un padre, e di un Re. ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

A commento, possiamo dire che Fausto dimostra di non avere colto appieno il profondo e complesso legame che univa Vittorio Emanuele II a Rosa Vercellana, suggellato dal grande amore che il Re nutriva per i figli avuti da lei.

Lo dimostra anche il fatto che parli della “Contessa Mirafiore” dopo aver preso in considerazione non solo vari aspetti della vita del Re ma anche il Conte Visone, ministro della Real Casa.

Da notare infine che il discorso su Emanuele e Vittoria sia soprattutto occasione per magnificare l’atteggiamento magnanimo del nuovo Re Umberto I nei confronti dei “fratelli” appartenenti alla seconda famiglia di suo padre.

Breve itinerario nei luoghi della memoria – nota della redazione

Tra i luoghi piemontesi legati alla figura della Bela Rosin, nominata dal sovrano contessa di Mirafiori e Fontanafredda, ricordiamo:

il borgo storico di MIRAFIORI a Torino, sviluppatosi attorno al nucleo originario di un gruppo di cascine seicentesche sorte lungo le rive del Sangone al servizio dell’antico castello di Mirafiori;

il “Pantheon di Mirafiori“, meglio noto come “MAUSOLEO DELLA BELA ROSIN”, costruito in stile neoclassico tra il 1886 e il 1888 ad imitazione del Pantheon romano per accogliere le spoglie della Contessa di Mirafiori;

Il Mausoleo della Bela Rosin a Mirafiori

la tenuta di FONTANAFREDDA nelle Langhe, acquistata da Vittorio Emanuele II nel 1858 per essere data in dono a Rosa Vercellana (e successivamente intestata ai figli, Emanuele e Vittoria);

il castello di SOMMARIVA PERNO nel Roero, attualmente di proprietà dei marchesi Gromis di Trana, che Vittorio Emanuele trasformò dal 1857 in residenza di caccia e dimora della moglie morganatica;

Castello della Mandria – galleria interna agli Appartamenti Reali

il castello della MANDRIA (nel territorio comunale di Venaria Reale), immerso nei 3.000 ettari di prati e boschi della tenuta della Mandria (oggi Parco naturale), dove la contessa di Mirafiori trascorse parte della sua esistenza in compagnia del sovrano.