Testo e foto di Paolo Barosso

Tra gli elementi più significativi di “arredo urbano” dei centri abitati dell’alta valle di Susa, occupano un posto di primo piano le fontane, veri e propri punti di aggregazione della vita del villaggio, tali da assolvere una funzione comunitaria, allo stesso modo dei forni per la cottura del pane.  

Foto 1 – la fontana della Rustà o della Posta a Sant’Ambrogio di Susa

Sebbene non manchino testimonianze pregevoli di fontane pubbliche anche nei comuni di media e bassa valle, come la cosiddetta “fontana della Rustà” (o della Posta – foto 1), realizzata nel 1751 a Sant’Ambrogio di Susa, i manufatti più eleganti, di aspetto quasi monumentale, si trovano in paesi e frazioni dell’alta valle della Dora Riparia (chiamata un tempo valle di Oulx, dal nome del capoluogo dell’omonimo Escarton).

Il materiale di uso più frequente per la loro costruzione è stato per secoli la pietra, lavorata da maestri scalpellini di cui solo in pochi casi è possibile conoscere il nome: tra questi, vi è il maestro Antoine Vignola, che ha lasciato la sua firma incisa sulla fontana di Thures (foto 2), in valle Thuras, frazione di Cesana Torinese, e al quale è attribuita anche la fontana di Champlas du Col, lungo la strada per Sestriere, la prima datata 1623 e la seconda realizzata nell’anno successivo.

Foto 2 – la grande vasca ottagonale della fontana di Thures (Cesana Torinese)

La pietra s’impose a partire dal Cinquecento, periodo al quale risalgono molte delle opere più belle, anche se talora rimaneggiate in epoche seguenti, mentre in precedenza le fontane erano in genere ricavate da grossi tronchi di larice appositamente lavorati e adattati allo scopo.

Le fontane in pietra dell’alta valle, utilizzate per impieghi domestici, ma anche per l’abbeveraggio degli animali e dei soldati di passaggio lungo la via di Francia, sono costituite da torrette in pietra che, tramite cannelle, gettano l’acqua in grandi vasche, esagonali o ottagonali nei manufatti più antichi, di fattura cinquecentesca e seicentesca, e tendenti invece ad assumere forma più semplice, quadrata o rettangolare, nel corso dell’Ottocento, come si evidenzia nel caso di Savoulx (foto 3).

Foto 3 – la fontana di Savoulx, oggi frazione di Oulx, posizionata nel 1866 davanti al forno comunitario

Notevole attenzione è in genere riservata dagli artigiani che hanno posto mano alle fontane valsusine alla modellazione delle torrette in pietra, collocate al centro della vasca o lateralmente e lavorate con modanature, lesene e altri elementi decorativi, geometrici, vegetali, floreali, come si può osservare nella fontana cinquecentesca di Salbertrand (foto 4), probabile opera del lapicida e scultore Matteus Rode di Melezet, e tavolta anche arricchite con figure zoomorfe e antropomorfe.

Foto 4 – Salbertrand, la torretta della fontana cinquecentesca detta “du Milieu”, caratterizzata da un ricco apparato decorativo

Le vasche sono delimitate da lastroni di pietra che recano sulla superficie esterna un ampio corredo di elementi grafici scolpiti o incisi, a scopo ornamentale, ma provvisti anche di una valenza simbolica, legata soprattutto alla dimensione del potere.

Sono infatti elementi ricorrenti, sulle fontane più antiche, i fiori del giglio, che suggeriscono l’appartenenza politica dei territori valligiani da Chiomonte in su al regno di Francia, di cui furono parte integrante dal 1349 al 1713, quando il trattato di Utrecht ne sancì il passaggio al ducato di Savoia, divenuto nel frattempo prima Regno di Sicilia e poi dal 1718 Regno di Sardegna (e da quel momento in avanti le alte valli di Susa e del Chisone vennero definite dai francesio, con venatura nostalgica, “vallées cédées”, valli cedute).

Foto 5 – fontana di Thures: rilievo con delfini contrapposti, la corona e i tre gigli di Francia

Oltre ai gigli, compare la figura zoomorfa del delfino, emblema araldico dei conti di Albon, comunemente noti come “Delfini del Viennois” o, più semplicemente, Delfini, che, dominatori della regione storica del Delfinato (oggi francese), furono per molto tempo antagonisti dei conti di Savoia per il controllo dei valichi alpini occidentali estendendo la propria egemonia sui paesi delle alte valli del Chisone (anticamente val Pragelato) e della Dora Riparia.

Questi territori vennero amministrativamente organizzati dal 1343 in cinque distretti tra loro federati chiamati “Escartons”, dal francese antico “escarter” nel significato di ripartire le imposte (con riferimento alle modalità di ripartizione delle quote fiscali ispirate a criteri di equità e secondo parametri di relativa autonomia rispetto al governo centrale).  

Foto 6 – fontana di Sauze di Cesana

I privilegi degli Escartons (due in Francia, Briançon e Queyras, e tre in Piemonte, Pragelato, Oulx e Châteaudauphin, oggi Casteldelfino, in alta valle Varaita), sanciti nelle carte di franchigia concesse dal Delfino, rimasero inalterati anche dopo il 1349, quando, per volontà dell’ultimo conte di Albon Umberto II, rimasto senza eredi per la morte accidentale dell’unico figlio, si pattuì la vendita al Regno di Francia dei territori delfinali, di cui si garantì però la gestione separata, affidandone il governo all’erede al trono, che si sarebbe infatti fregiato, da quel momento, del titolo di “Delfino”.  

Foto 6 – fontana di Sauze di Cesana

Troviamo un esempio di questo repertorio iconografico legato al potere nella seicentesca fontana della borgata di Thures, frazione di Cesana Torinese (foto 5), dotata di vasca ottagonale in pietra, su cui compaiono sia i tre gigli di Francia, sia i delfini (come in altri casi, vi si trova scolpita la data di costruzione, che è il 1623).

Stesse immagini, gigli e delfini, si riscontrano su una delle cinque grandi fontane collocate nell’abitato di Sauze di Cesana, in alta valle Ripa, che presentano vasche poligonali e cappello rotondo (foto 6).

Foto 7 – Chateau Beaulard: fontana cinquecentesca con scudo sabaudo aggiunto successivamente, archetti pensili e data che indica l’anno del rifacimento (1789)

Sulla vasca di forma ottagonale schiacciata della fontana di Chateau Beaulard (foto 7), una delle borgate che compongono il centro abitato di Beaulard (toponimo forse derivante dall’etnonimo “Belaci”, popolazione celtica stanziata in questo settore della valle), comune autonomo fino al 1929, quando venne aggregato a Oulx, è osservabile invece uno scudo sabaudo, segno indicatore di una modifica apportata dopo l’annessione dell’alta valle agli Stati Sabaudi, e una data in rilievo, il 1789, a indicare l’anno della ricostruzione del manufatto, in realtà molto più antico, risalente al Cinquecento (1570).

Foto 8 – fontana con lavatoio collegato a Sauze di Cesana

In diversi casi la vasca principale è (o era, laddove è stata smantellata per qualche motivo), affiancata da una seconda vasca, più piccola, che fungeva da lavatoio, realizzata anch’essa in pietra oppure in legno. La possiamo notare ad esempio in una delle fontane presenti a Sauze di Cesana (foto 8), dove assume forma rettangolare.

Oltre ai segni collegati alla dimensione identitaria o politica (delfini, gigli, croci di Savoia), l’apparato decorativo delle fontane può comprendere elementi riconducibili all’emblematica locale, figure antropomorfe e zoomorfe, abbellimenti in ghisa e ferro, e motivi ornamentali che paiono mutuati dall’architettura medievale.

Passiamo in rassegna alcuni esempi, naturalmente senza pretese di esaustività.

Foto 9 – il sole e i grappoli d’uva scolpiti sulla coppa della fontana di Chiomonte

Il primo caso, quello dell’araldica locale, si ritrova a Chiomonte e a Jouvenceaux, frazione di Sauze di Cesana. Sulla coppa di una delle sette fontane, purtroppo non tutte sopravvissute, dislocate fin dal Cinquecento lungo il chemin royal di Chiomonte, la strada che attraversa il paese, si trovano scolpiti, oltre all’anno 1731, un sole con tratti antropomorfi e, sotto, due grappoli d’uva con pampini intrecciati (foto 9 e 10).

Questi disegni scolpiti riflettono gli emblemi presenti nello stemma comunale del paese, depositari di una valenza anche simbolica: il sole, dal volto umano, è amico e alleato prezioso per gli abitanti del luogo perché, con i suoi raggi, permette la maturazione della vite, coltivata da secoli sui terrazzamenti che si arrampicano sui fianchi della montagna e che costituivano un’importante fonte di reddito per la popolazione.

Foto 10 – la fontana di Chiomonte lungo l’antico “chemin royal”

A Jouvenceaux, frazione di Sauze d’Oulx, fa bella mostra sé una raffinata fontana dai bordi sinuosi (foto 11), che reca scolpita sulla vasca ottagonale l’arme della nobile famiglia dei de Birague.

L’opera, originariamente collocata presso la Prevostura di San Lorenzo di Oulx, ma trasferita a Jouvenceaux dopo la soppressione dell’ente ecclesiastico e la dispersione dei suoi beni, è datata attorno al 1660, durante il governo del prevosto René de Birague, artefice della rinascita del complesso architettonico della Prevostura, come ricordato dalla scritta incisa sul portale della sua residenza (“Sub Renato renata”, cioè rinata sotto Renato de Birague).  

Foto 11 – l’elegante fontana di Jouvenceaux con l’arme scolpita dei de Birague

Nella borgata di Deveys, frazione suddivisa tra i comuni di Exilles e Salbertrand, sopravvivono due interessanti fontane (foto 12 e 13) che recano elementi antropomorfi, attinti dal corredo iconografico popolare, in cui si possono ravvisare reminiscenze di derivazione celtica, come la macabra pratica delle “têtes coupeès” (teste mozzate), descritta, tra gli altri, dagli storici greci Diodoro Siculo (I secolo a.C.) e Strabone (tra I sec. a.C. e I sec. d.C.). Questi autori attribuivano alle popolazioni galliche e celtiche l’uso selvaggio e barbaro di “mozzare” le teste ai nemici vinti in battaglia, esibendole come trofei per poi inchiodarle alle porte di casa oppure, nel caso di avversari illustri, imbalsamarle con olio di cedro e conservarle dentro apposite casse, allo scopo di gloriarsi al cospetto degli ospiti forestieri dell’impresa compiuta e vantarsi di non averle restituite nemmeno in cambio del loro peso in oro.

Foto 12 – fontana di Deveys con mascherone antropomorfo

Nell’abitato di Deveys esistono due fontane con “mascheroni” antropomorfi, entrambe datate 1773, la prima recante l’immagine di un volto inquietante dagli occhi sporgenti e con la bocca esageratamente larga da cui sgorga l’acqua, la seconda caratterizzata invece da un visto più disteso, con la testa coperta da un berretto o elmo che pare nascondere una lunga capigliatura.  

Foto 13 – la seconda fontana di Deveys con mascherone antropomorfo

Per quanto riguarda i motivi decorativi tratti dall’architettura medievale, è caratteristica ricorrente la sequenza di archetti pensili che corre lungo il bordo delle vasche, come nelle due fontane cinquecentesche di Salbertrand (foto 14 e 15): la prima, recante la data 1524, è visibile nella via centrale, all’altezza dell’Hotel Dieu, antico ospizio per pellegrini, mentre la seconda, ottagonale e risalente al 1525, si trova davanti alla cappella di San Rocco.

Foto 14 – Salbertrand: la fontana ottagonale davanti alla cappella di San Rocco

La prima delle due opere, quella collocata accanto all’Hotel Dieu, è stata utilizzata dagli ideatori del Borgo Medievale di Torino come modello, insieme con un’altra di Oulx, per la realizzazione della fontana situata all’ingresso del complesso architettonico, che riproduce infatti le caratteristiche salienti d’una tipica fontana monumentale dell’alta valle di Susa.  

Foto 15 – Salbertrand: la fontana situata nella via centrale, davanti all’Hotel Dieu, che troviamo in parte riprodotta all’ingresso del Borgo Medievale di Torino, nella cosiddetta “piazzetta di Salbertrand”

Come notazione conclusiva di questo breve viaggio alla scoperta delle fontane in pietra dell’alta valle di Susa, ricordiamo che, in tempi più recenti, con l’affermarsi delle comodità domestiche, si è andata manifestando la tendenza a far prevalere la funzione estetica, di arredo urbano, sugli aspetti pratici, che s’imponevano invece come prioritari nella realizzazione delle opere più antiche.

Foto 16 – la fontana di Bousson, frazione di Cesana Torinese, con l’acqua che cola ai lati della colonna centrale e gli ornamenti in bronzo alla sommità

Coerentemente con questa realtà, si è affermato ad esempio l’uso di applicare elaborati e leziosi ornamenti in ferro o in bronzo, come nella curiosa fontana rotonda collocata a Bousson davanti alla chiesa della Madonna delle Nevi, che presenta una colonna centrale adorna di lavori in bronzo raffiguranti grappoli d’uva e sormontata dalla figura di un volatile (foto 16), oppure di realizzare manufatti molto meno imponenti, come le fontanelle in ghisa, provviste di teste zoomorfe o protomi leonine, che possiamo osservare a Salbertrand e nella frazione Cels di Exilles (foto 17).

Note bibliografiche

AA.VV., Itinerari di Cultura e Natura Alpina. Piana di Oulx e Valli di Cesana, Borgone Susa, 2012