Testo e foto di Paolo Barosso

Percorrendo la strada che da Cesana Torinese risale l’alta valle del torrente Ripa, nel punto di congiunzione con la valle di Thuras, si trova l’abitato di Bousson, che risulta suddiviso in due nuclei principali: quello superiore, posto ai bordi del falsopiano dei Plans, e quello inferiore, raccolto attorno alla chiesa parrocchiale, dedicata alla Madonna delle Nevi.  

Scorcio del campanile di Bousson.

Addossata alla parete montuosa, alla cima d’una pittoresca via lastricata, la chiesa parrocchiale di Bousson si mostra al visitatore con il suo tipico stile delfinale, di prevalente impronta gotica con richiami romanici, derivante dalla diffusione nei territori dell’alta valle di Susa (un tempo chiamata “valle di Oulx”) di tipologie edilizie sviluppatesi nell’area del Delfinato, ben riconoscibili nelle forme eleganti del campanile, sormontato da una cuspide in pietra munita ai lati di acroteri piramidali e decorata da una doppia serie di quattro abbaini.

La facciata della chiesa parrocchiale di Bousson si staglia alla cima di una pittoresca via lastricata.

La chiesa, consacrata nel 1515 e gravemente danneggiata dalle incursioni protestanti del tardo Cinquecento, costituisce uno dei pochi casi nella zona in cui ci è dato di conoscere i nomi dei costruttori: sul capitello destro dell’arco che separa il presbiterio dall’unica navata si leggono infatti le “firme” del maestro Matheus Rode, esponente di una famiglia di lapicidi di Melezet (Bardonecchia), e di Remì Fantin, nativo di Briançon, già attivo nel cantiere della parrocchiale di Chateau Beaulard.

Il portale lapideo che incornicia l’ingresso della parrocchiale di Bousson.

Notevole in facciata è il raffinato portale lapideo che incornicia l’ingresso: a forte strombatura, appare definito da un’alternanza di colonnine e pilastrini che reggono l’architrave e la lunetta superiore. Il tutto è inserito all’interno di un arco inflesso o a carena di nave rovesciata, attorniato da un paramento di lastre lapidee, a sua volta sormontato da una fascia di archetti pensili, interrotti dallo stemma delfinale e dai tre gigli del regno di Francia, e da un coronamento merlato.

Mirabile capolavoro d’intaglio è, inoltre, il portone in legno a tre battenti, composto da dodici pannelli in parte decorati con motivo a pergamena di gusto tardo-gotico, mentre la placca della serratura, in ferro battuto, rivela una notevole accuratezza esecutiva, con elementi ornamentali ispirati al mondo vegetale (fiordalisi) e animale (la protome di cinghiale della maniglia), ma che richiamano anche l’antica appartenenza di questi territori al Delfinato (i delfini) e al regno di Francia (i tre gigli).

Chiesa di Bousson: il grande retroaltare ligneo (retable) con pala centrale e colonnine scolpite con il motivo a tralci di vite tipico della scuola d’intaglio del Melezet.

La presenza così ricorrente nell’alta valle della Dora Riparia dell’emblematica araldica legata a queste realtà politiche (Delfinato e Francia) è facilmente spiegabile ripercorrendo le vicende storiche riguardanti le alte valli di Susa e del Chisone che, all’indomani della disgregazione della marca arduinica torinese, entrarono a far parte dei domini dei conti di Albon, detti Delfini per l’emblema araldico, che ne conservarono il controllo fino al 1349 quando l’ultimo Delfino, Umberto II, vendette i propri territori alla corona di Francia.

Da questa data le antiche terre delfinali seguirono le sorti del regno di Francia sino a che nel 1713, a conclusione della Guerra di Successione Spagnola, il trattato di Utrecht sancì il definitivo passaggio delle alte valli di Susa e del Chisone agli Stati di Savoia (la linea di confine, genericamente fissata dal trattato sullo spartiacque alpino, venne definita con precisione da un’apposita commissione topografica nominata da re Vittorio Amedeo II di Savoia e formalizzata con il trattato di Parigi del 1718).

Dettaglio della serratura in ferro battuto con i delfini e i gigli di Francia.

A destra della chiesa, sul muro dell’attiguo cimitero, è murato un bassorilievo lapideo raffigurante il tema evangelico della Visitazione, l’incontro di Maria con la cugina Elisabetta, caratterizzato da un ricco apparato decorativo a motivi floreali e realizzato nella prima metà del Settecento dal cosiddetto “Maestro di Bousson”. L’opera presenta forti analogie con la “Madonna del Lago Nero”, bassorilievo ligneo ora conservato all’interno della chiesa di Bousson, ma in origine collocato nella cappella del Lago Nero, intitolata a Notre Dame du Lac Noir.  

La preghiera incisa nella base del rilievo è rivolta a Notre Dame des Ermites, venerata nel santuario mariano di Einsielden nel canton Svitto (Svizzera centrale), richiamo a un luogo molto distante, che potrebbe essere spiegato con il recente ritrovamento di una grande stampa barocca raffigurante proprio la Madonna svizzera di Einsielden conservata nella chiesa di Amazas, frazione di Oulx. C’è infatti chi ipotizza che l’anonimo scultore di Bousson si sia ispirato a questa stampa nel realizzare la sua opera.   

Chiesa di Bousson: la scultura in legno raffigurante la Madonna del Lago Nero.

Nel nucleo abitativo superiore di Bousson si segnala l’antico edificio soprannominato “Casa delle Lapidi”, di recente restaurato e aperto al pubblico come museo: l’immobile, la cui origine e funzione rimane tuttora avvolta nel mistero, deve il nome alle sue decorazioni scultoree, in particolare alle quattordici lapidi in pietra scura scistosa inserite nel muro ovest (più altre due in altri corpi murari) che mostrano motivi ornamentali geometrici e vegetali e recano una serie di scritte di carattere religioso e morale in francese antico, databili tra la fine del XVII secolo e la prima parte del XVIII, che contengono esortazioni a una vita di penitenza e ascesi, probabilmente da collegarsi al contesto sociale e al clima religioso della seconda metà del Seicento, quando le frequenti incursioni dei protestanti (ugonotti e valdesi) lasciarono un segno indelebile sul territorio, a più riprese devastato e saccheggiato.

L’insediamento di Bousson, che fu per molto tempo comune autonomo, venne aggregato con Regio Decreto del 1928 a Cesana Torinese, divenendone frazione.

Note bibliografiche e siti internet:

  • AA.VV, Valle di Susa Arte e Storia dall’XI al XVIII secolo, (a cura di Giovanni Romano), Torino 1977, pp. 136-139.
  • Rosanna Carnisio, Escursionismo tra arte e storia in Val di Susa e Delfinato. 60 itinerari nella Repubblica degli Escartons, Torino 1990, pp.121-123.
  • www.desambrois.it, progetto di collaborazione tra il Liceo Des Ambrois e il Museo Diocesano di Arte Sacra di Susa
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