La nostra collaboratrice Antonella Pinna, nel suo viaggio alla scoperta di botteghe e locali storici del Piemonte (sia di quelli ancora in vita, sia di quelli ormai non più esistenti, ma meritevoli d’essere ricordati), ripercorre in questa tappa la storia di una libreria tra le più conosciute e frequentate di Torino, la Dante Alighieri, nota anche come “Fogola”, che purtroppo ha da poco cessato la sua attività, ma che rimarrà sempre nel cuore dei Torinesi attenti alla memoria storica della loro città. Seguirà un’intervista ai fratelli Nanni e Mimmo Fogola, che per tanti anni l’hanno gestita e curata con passione
La libreria Dante Alighieri, conosciuta anche come “Fogola”, nasceva nel 1931, si affacciava su piazza Carlo Felice con una lineare devanture in ferro e ghisa la cui tipologia era riportata nella relativa bacheca interpilastro del portico. L’arredo interno era scandito da semplici lesene lignee intagliate e sormontate da un semplice capitello stilizzato a reggere la cornice continua dell’arredo: la loro verticalità dava il ritmo alla sequenza dei tanti volumi presenti. Un ambiente caldo che esaltava la figura del libro come protagonista assoluto dello spazio.
Giovanni Battista Fogola arriva a Torino nel 1911, durante la celeberrima esposizione internazionale che celebra Torino come motore del progresso e dell’innovazione tecnologica. Stabilisce con l’aiuto attivo di tutta la famiglia tre chioschi in piazza Carlo Felice e nel 1931 vi affianca la libreria “Dante Alighieri”. Diversi sono i riferimenti che La Stampa le dedica soprattutto in occasione della Festa del libro, certamente promossa anche dai Fogola, e svoltasi nel maggio 1933 con grande affluenza di pubblico e di installazioni.
All’iniziativa, che si dice molto riuscita, si affianca un’analisi dettagliata: “Le ragioni del successo sono da ricercarsi nell’intelligente propaganda che ha preceduto la manifestazione, nel buon gusto col quale si sono costruiti e disposti i padiglioni, nelle inesauribili trovate che editori, librai e scrittori hanno saputo escogitare per attirare e gradevolmente colpire l’attenzione del pubblico. A ciò bisogna aggiungere la sensibilità dei torinesi per tutto ciò che riguarda la vita intellettuale ed artistica, e il fatto che – a differenza degli anni passati – un numero davvero rilevante di autori è stato e per oggi sarà ancora presente alla Festa, oggetto della ammirata curiosità della folla.” La Stampa 28 maggio 1933.
La stessa Festa, organizzata nel dicembre 1936, muta completamente accenti: l’articolo firmato Enzo Arnaldi con il disegnatore Bioletto la descrive come una manifestazione discussa, fastidiosa per poi elogiarne moltissimi aspetti, citare i Fogola come i più intraprendenti artefici dei banchi, citare molti volumi, dar vita ad una bella immagine sulla rivalità tra Pinocchio e Topolino cui velatamente augura la stessa longevità del personaggio collodiano.

Altro curioso aspetto dell’articolo è il non tener conto dell’origine dei Fogola proprio comune a quella dei discussi venditori che chiama “ambulanti, reduci dai giri interminabili per le feste dei paesi. Han fatto più strada i loro libri che non gli eroi di cui in essi si narrano le avventure. I librai veri, quelli che hanno anche negozio sono pochissimi di solito. Quest’anno, poi, se non sbagliamo, ce n’è uno solo, l’immancabile, il Fogola, che ieri ho trovato tutto indaffarato a guidare una forte rappresentanza della sua numerosa stirpe nell’opera di costruzione dei banchetti.”
Gli stessi autori di quest’articolo citano i Fogola a proposito di una rubrica di costume che tennero per un breve periodo nel 1938 per Stampa Sera “Ci ritroviamo al solito angolo”. Qui i fratelli Fogola vengono ritratti come figure stabili e partecipi alla vita della piazza, ritratti nel momento serale del ritrovo all’angolo dell’Hotel Ligure.
La libreria quindi con i suoi chioschi organizza la “Festa del libro” antesignana di altre iniziative ancora oggi vive come Portici di carta e altre dedicate al libro che coinvolgono la piazza e via Roma. L’intraprendenza segue le personali inclinazioni dei suoi discendenti e l’ultima generazione Fogola che si è occupata della Dante Alighieri è quella dei fratelli Nanni e Mimmo, appassionati cultori del libro che ci raccontano la storia di una bancarella partita dalla Lunigiana per fermarsi qui a Torino; di quanto un chiosco sia meglio di un negozio, di quanto il negozio però, senza snaturarsi, possa proporre e integrare la sua attività con altre affini alle inclinazioni personali di chi lo abita. Nasce così la Galleria Dantesca che ha proposto personali di Mino Maccari, Ardengo Soffici, Luciano Viani, Guido de Bonis, Carlo Carrà, ma anche la casa editrice Fogola che sceglie basse tirature, collane cui Torino fa da sfondo perchè in fondo questa città è il suo bacino d’utenza.
Antonella Pinna
