di Daniele Bolognini

Tratto da: Il sorriso di padre Benigno, bollettino della Vicepostulazione della Provincia Lombarda dei Carmelitani Scalze, n. 6/2016

Nella centrale Via Balbi di Genova, tra la Stazione di Piazza Principe e l’Università, proprio di fronte a Palazzo Reale, una scalinata conduce alla grande chiesa parrocchiale dedicata ai Ss. Carlo e Vittore, meta di fedeli e di curiosi turisti di passaggio. L’attenzione è subito per l’altare maggiore e per la bella statua della Vergine Maria venerata col titolo di Madonna della Fortuna, ma poi tutto in chiesa richiama l’Ordine Carmelitano e presso l’altare di s. Teresa d’Avila, una tela laterale porta a Torino per raccontarci di una sua santa e illustre concittadina, la beata Maria degli Angeli (Marianna Fontanella).

La tela, assai suggestiva, è da poco stata restaurata. Colpisce subito l’atteggiamento della Beata che, ai piedi di Gesù, sembra quasi richiamare l’incontro di S. Maria Maddalena con Cristo risorto. Sullo sfondo uno straordinario panorama della capitale sabauda che Gesù indica alla Beata, in basso un teschio e un libro simboleggiano penitenza e preghiera – come per altro in molte immagini della Maddalena –  mentre un angelo solleva benevolo un giglio a indicare la purezza verginale di colei che guarda implorante al suo Signore.

Altri particolari voluti dall’artista e da chi commissionò l’opera incuriosiscono, facendo intendere che nella scena rappresentata nulla è lasciato al caso. Un angelo solleva una spessa coltre di nuvole scure e minacciose e, a ben guardare, si nota che Cristo ha nella mano destra delle saette. Madre Maria degli Angeli fu monaca di stretta clausura, ma esercitò un benefico influsso sulla vita dei suoi concittadini grazie alla passione davvero evangelica con cui condivise gioie e dolori della città. È evidente la richiesta di protezione per la città di Torino e si potrebbe pensare agli anni di guerra con la Francia che portarono alla proclamazione nel 1695 di S. Giuseppe compatrono della Città – come chiesto dalla Beata – e ad una temporanea tregua (Pace di Vigevano). Oppure al famoso assedio francese del 1706, durante il quale Maria degli Angeli predisse la vittoria e fu con il b. Sebastiano Valfrè riferimento spirituale per i torinesi. I fatti rappresentati nel quadro genovese sono però altri, noti a pochi. Li troviamo pubblicati, per la prima volta, nell’accurata biografia La diletta del crocifisso del 1729.

A sinistra della foto la chiesa torinese di Santa Cristina, con facciata juvarriana. Nell’attiguo monastero delle Carmelitane Scalze, soppresso nel 1802, la giovinetta Maria Fontanella nel 1675 vestì l’abito religioso diventando Madre Maria degli Angeli

Il quadro “scoperto” a Genova si riferisce a un episodio avvenuto nel 1714, quando alla Beata apparve il Signore molto adirato con i peccatori. Le disse che voleva castigarli mandando loro la peste, ma lei lo supplicò di usare loro misericordia, e almeno, se voleva castigarli, lo facesse in modo più mite. Confidò la visione al Padre Superiore. Raccontò che il Signore mostrò un flagello dicendole: «Prendi, castigali tu come vuoi». Nel medesimo istante la santa, per uno speciale dono di Dio, vide tutti i peccati che si commettevano e le offese che si arrecavano al Signore. Ne fu inorridita e, «accesa da un sì gran zelo dell’onor di Dio, che le sembrava d’esser divenuta come un leone, e li avrebbe sbranati tutti», pensò a quanto peggio sarebbe stato se avesse dovuto castigarli lei. Disse al Signore: «Questo flagello sta meglio nelle mani della Vostra misericordia». Continuò a supplicare per la conversione dei peccatori, implorando un castigo minore. Esortò tutti a pregare con fervore e, dopo circa otto giorni, alla richiesta se fosse scongiurato il pericolo, rispose di no: occorreva intensificare la preghiera. «Poco dopo venne la peste negli animali» e la santa poté esclamare: «Ringraziamo Iddio che si è degnato convertire la peste degli uomini in quella degli animali». Nei libri sulla storia di Torino leggiamo che quell’anno alcuni animali in città furono colpiti dalla peste bovina.

La beata Maria degli Angeli in un dipinto di autore ignoto

La beata ottenne nuovamente protezione sulla sua città, come aveva fatto nel 1695 e nel 1706, affidandosi alla preghiera fiduciosa, con umiltà e senza clamore, come sempre fanno la monache di clausura. Maria degli Angeli non è citata nei libri di storia, ma il suo contributo fu importante in diverse occasioni per la vita della Città.

Gli storici dell’arte Arabella Cifani e Franco Monetti stanno studiando l’opera che costituisce una scoperta per i torinesi, anche per l’ottima esecuzione del panorama cittadino. Allo stato attuale delle ricerche può essere attribuita alla mano di Marcantonio Franceschini, pittore bolognese, che lavorò nella sua città, in numerosi centri dell’Emilia-Romagna, ma anche a Genova (Palazzo Lomellino e chiesa di S. Filippo) e a Torino dove nel 1715 realizzò la tela di S. Lorenzo per la chiesa di Piazza Castello. Se gli studi attribuiranno la tela al Franceschini, che morì nel 1724, prima quindi della pubblicazione della biografia della beata, sarà interessante indagare sui suoi rapporti con i carmelitani, primo fra tutti con l’autore, il padre Elia di S. Teresa.

Torino nel 1718, da un’incisione d’epoca

Purtroppo la chiesa dei Ss. Carlo e Vittore (costruita tra il 1629 e il 1635) fu gravemente bombardata nel maggio 1944, motivo principale per cui è andato perso buona parte dell’archivio. Fu dei Carmelitani scalzi fino al 1974, oggi è affidata alla Fraternità della Santissima Vergine, una “famiglia religiosa” fondata nel 1968 da padre Theodossios Maria della Croce (1909-1989), costituita da una comunità sacerdotale, da una comunità di suore con l’aggregazione di un ramo secolare di membri laici. Riferimento è il parroco, padre Gabriele Maria Gallotti che è anche Vicario per la vita consacrata per la diocesi genovese. Con lodevole cura ha, negli ultimi anni, provveduto a far restaurare altari e tele, conferendo all’edificio bellezza e solennità. Come già accennato in chiesa è venerata la Madonna della Fortuna, la cui statua deriva dalla polena di una nave irlandese naufragata nel porto di Genova il 17 gennaio 1636, davanti alla quale si verificarono numerosi miracoli.

Grazie ad una tela “ritrovata” si è ora ristabilito un legame, spirituale e di amicizia, con Torino e con le Carmelitane scalze di Moncalieri.