Testo e foto di Paolo Barosso

Isolata sulla sommità di un colle, a oltre due chilometri a nord dell’abitato di Mombello di Torino, in direzione della frazione Barbaso di Moncucco Torinese, sorge la chiesa campestre di San Lorenzo, con la facciata intonacata di bianco e la curiosa copertura dell’abside, che ricorda la prua di una nave.

Raggiungibile percorrendo una strada interpoderale immersa nella quiete delle campagne chieresi, tra vigneti, prati e campi coltivati, l’edificio, come appare oggi al visitatore, è frutto di restauri realizzati alla fine dell’Ottocento, che comportarono il risanamento dell’interno, della facciata e del tetto.

La chiesa è, però, di fondazione molto antica e di impianto romanico, menzionata per la prima volta in documento del 1331, che la assegna alla prebenda canonicale di Oddone Zucca, della Cattedrale di Torino.

La dobbiamo immaginare com’era in origine, non presenza solitaria nella distesa dei campi, ma posizionata al centro di un villaggio, chiamato nelle antiche carte “Ognanum” o “Agnanum”, di cui si conservava memoria ancora a metà Trecento, quando si citano persone di Agnano residenti a Moncucco e Barbaso, ma che dovette scomparire nel corso del XIV secolo, abbandonato, per ragioni non note, in favore di altre sedi, fatto non inusuale nel Piemonte del tempo, con la riorganizzazione dell’insediamento umano dovuta soprattutto all’azione politica dei comuni in espansione nel contado.

Da chiesa al servizio di un villaggio (con area adibita a camposanto, come attestato dai ritrovamenti di ossa umane nei terreni attorno), San Lorenzo divenne quindi cappella campestre, passando alla giurisdizione dell’abbazia di Santa Maria di Pinerolo e andando incontro a un destino di inesorabile decadenza, interrotta in tempi recenti dai provvidenziali lavori di restauro conservativo e miglioramento della fruizione estetica e paesaggistica del monumento religioso, eseguiti nel 2016.

Osservando la chiesa di San Lorenzo, sebbene alterata dai rimaneggiamenti sette-ottocenteschi, si può riconoscere perfettamente l’impianto romanico, con aula a pianta rettangolare, facciata a capanna oggi intonacata, copertura a doppio spiovente e abside semicircolare.

Proprio l’abside, ascrivibile per confronto al XII secolo, costituisce la parte più significativa e autentica dell’edificio, con la caratteristica alternanza di blocchi di pietra arenaria squadrati e file di mattoni, elemento ricorrente nel romanico astigiano e monferrino, e la divisione della superficie muraria in cinque campiture per mezzo di quattro semicolonne, poggianti su plinti di arenaria corrosa. La tre campiture centrali sono forate da monofore con archi a tutto sesto e sguanci a doppia strombatura.

L’interno, ormai spogliato dell’impronta romanica originaria, appare oggi completamente rivestito di intonaco e scandito da lesene, e conserva, in corrispondenza dell’abside, un pregevole affresco datato 1661 raffigurante la Vergine con Sant’Antonio Abate, cui erano probabilmente devoti i due eremiti che, a quel tempo, abitavano il luogo.     

Note bibliografiche e siti internet:

www.archeocarta.org, Carta archeologica del Piemonte