di Daniela Rebuffo

Il 2019 sarà l’anno del turismo lento. Lo annuncia il ministro ai Beni Culturali e al Turismo. E mentre l’Italia intera si scopre sostenibile, ed in vista di questo importante appuntamento si organizza per andare a mappare l’Atlante digitale dei cammini, Legambiente sceglie di premiare la valle Maira con la bandiera verde “Carovana delle Alpi 2017”.

Stroppo, veduta della chiesa di San Peyre posta su uno sperone roccioso a strapiombo sulla valle

Culla di esperienze virtuose, la valle Maira sta infatti diventando un caso, un modello turistico consolidato, un trend di un territorio che attinge alla propria identità storica per creare economia. E a premiarla sono i molti, moltissimi utenti – principalmente stranieri – che scelgono questo
territorio come meta delle proprie vacanze estive ed invernali. Abitanti temporanei, come direbbe Paolo Verri, non turisti.

Concetto importante, questo, che implica un’idea di accoglienza che va a superare la barriera del mero sfruttamento economico per aprire la porta di casa ad incontro arricchente di culture differenti. E proprio quella montagna, quell’elemento di confine che fino a ieri pareva essere un fattore di debolezza, sta oggi riacquistando il proprio significato storico autentico: montagna come luogo di scambio, di incontro e arricchimento. Confine come simbolo dell’interazione fra le culture.

Alta Valle Maira, scorcio invernale di Rocca Provenzale, vertiginosa guglia che domina la conca terminale della valle e la borgata di Chiappera (Acceglio)

E così, camminando sui sentieri d’alta quota, è molto facile incontrare tedeschi, svizzeri, francesi, norvegesi, americani. Impegnati tutti quanti a percorrere il circuito de “I percorsi Occitani”, un sapiente recupero dell’antica rete sentieristica di valle che ne permette l’intero attraversamento
su entrambi i versanti, strutturato in una ventina di tappe. Si viaggia leggeri, perché ai bagagli ci pensa lo Sherpabus, ovvero il taxi delle montagne, che ogni mattina si occupa del recupero degli zaini e del loro trasporto alla tappa successiva.

Destinazione che molto probabilmente sarà l’ennesima piccola ed accogliente locanda, ricavata dal restauro delle architetture tradizionali, dove la farà da padrona la cucina occitana. Con paste a mano fatte in casa, formaggi d’alpeggio e le immancabili acciughe. Si parlava prima del recupero dell’identità storica: questo pesce di mare nei secoli è divenuto il simbolo di una comunità alpina grazie ai famosi acciugai della valle Maira, gli anchoers, che oggi forse costituiscono il maggior elemento identificativo di questo territorio.

Ogni anno a Dronero, centro principale della Valle Maira, si tiene la Fiera degli Acciugai

E poi le testimonianze di arte e architettura, che costellano il territorio, con la presenza di cicli di affreschi medievali di elevato interesse. Insomma qui tutto concorre a raccontare di un territorio che sta facendo leva sulla propria autenticità per arginare la piaga dell’emigrazione, fenomeno nei decenni passati ha decimato la popolazione impoverendone il tessuto sociale.

E proprio per dimostrare con tenacia ed assiduità che anche nelle aree più marginali è possibile costruire comunità, il turismo, e le attività ad esso collegate, sono diventati in questi anni il principale motore economico di questa valle, con la presenza di una forte imprenditoria privata, principalmente di stampo famigliare ed un sostegno, laddove possibile, della parte pubblica. Ed in
diversi casi questa vocazione turistica della valle ha costituito un forte elemento di attrazione per persone residenti altrove che, aderendo ad un progetto di valorizzazione territoriale, hanno optato per uno stile di vita alternativo scegliendo di insediare sul territorio una propria attività.

Elva, chiesa parrocchiale: veduta d’assieme dell’area presbiteriale con l’importante ciclo di affreschi firmato dal fiammingo Hans Clemer, pittore attivo nel marchesato di Saluzzo tra fine Quattrocento e primo Cinquecento

E’ infatti proprio la cultura del territorio che ha permesso di porre le basi per uno sviluppo virtuoso
di quest’area. Alla base, sostenibilità, rispetto della tradizione, recupero del saper fare. Concetti che ad oggi si traducono nel cosiddetto slow tourism: trekking, mountain bike, arrampicata, sci nordico ed alpinismo. Valorizzazione dell’enogastronomia locale che passa attraverso la nascita di piccole aziende agrituristiche, di attività artigianali attive nel recupero e nella trasformazione
di antiche varietà di cereali attraverso una macinatura a freddo, quali il mais pignulet, il grano saraceno, farro, segale, avena.

Attenzione e salvaguardia dell’occitano, secolare lingua minoritaria, e delle sue declinazioni: la letteratura, la poesia e la musica. Quella musica che oggi sta diventando un fortissimo elemento di aggregazione sociale e di promozione. E quindi un proliferare di ghironde, organetti e violini e fisarmoniche. Ma soprattutto di danze, balli e feste popolari che vedono radunarsi svariate centinaia di persone per onorare le feste di valle, la fiera di san Marcelin a Macra e quella degli acciugai a Dronero.

Giovani intenti a suonare gli strumenti tradizionali della musica popolare valligiana

Un’attenzione alla tipicità che forse, in primis, è funzionale al rafforzamento della coscienza di comunità, elemento fondamentale ed irrinunciabile per radicare un visitatore esterno al territorio. Sarebbe errato semplificare la valle Maira con i suoi “Percorsi Occitani” come una bella offerta turistica. Perché dietro a questa denominazione si celano decenni di sforzi, di iniziative, di scelte politiche e territoriali non semplici orientate a creare un sistema a trecentosessanta gradi. Si cela una piccola grande comunità che vuole essere forte dei suoi passi e dei sui mezzi.

Il tutto partendo da un concetto molto semplice e definito: il fatto cioè di essere custodi di un territorio unico, caratterizzato da una bellezza così aspra, selvaggia ed autentica da lasciare senza fiato, dove i secoli di quella storia minore che non è scritta sui libri di scuola hanno
lasciato il segno del proprio passaggio nelle architetture, nelle tradizioni, nelle parlate e negli sguardi delle persone. Oggi la val Maira guarda al futuro con coscienza del proprio percorso, oggi la val Maira sceglie di essere un modello di autenticità.

Fra le tradizioni più sentite delle valli piemontesi si annovera la salita delle mandrie agli alpeggi nel mese di giugno. In foto bovini al pascolo in un paesaggio dominato dall’imponente Rocca La Meja

Una montagna che rinasce, che cerca di far fronte alle enormi difficoltà amministrative e gestionali dei territori marginali, una montagna che crede ancora in se stessa e nel suo potenziale. Una montagna che si apre all’esterno e che opta per trasformare degli apparenti punti di debolezza in opportunità di crescita, sviluppo ed innovazione.

La bandiera verde di Legambiente rappresenta in tutto ciò un importante punto di arrivo, ma allo stesso tempo un forte stimolo a perseverare nel radicamento di questa filosofia di territorio attraverso il binomio vincente ambiente – cultura del luogo. Un monito alla grande sfida verso il domani che attende questo territorio. Un invito a non dimenticare quanto bella, unica ed autentica
possa essere questa valle.

Nelle numerose locande della Valle Maira, oltre a specialità culinarie del territorio, si possono assaporare i gustosi formaggi d’alpeggio prodotti secondo i saperi tradizionali

E forse, questo invito, è ricordato da tutti quegli amanti della natura che ogni anno scelgono di attraversare mezzo mondo per venire a scoprire questo piccolo lembo di terra. Sovente, i punti di vista degli esterni sono più obiettivi e razionali.

*Daniela Rebuffo è guida turistica di professione. Profondamente legata alla sua terra, si è aggiudicata con il presente articolo, di cui ci ha gentilmente autorizzato la pubblicazione, la seconda posizione nell’edizione 2017 del prestigioso Premio Piemonte Mese “I giovani scrivono il Piemonte” per la sezione “Economia, Turismo, Ambiente” 

 

Tutte le foto pubblicate sono di Roberto Beltramo