continua dalla terza parte 

di Cristina Quaranta 

Anche il regio teatro è dotato di un custode che percepirà 300 lire.

Ottimi sono gli stipendi degli addetti ai giardini, della cura delle bealere, bornelli, rondeaux[1] e degli utensili. Nota di rilievo è la spesa di 300 lire ogni anno per l’uscita e la ritirata dei citroni. Un addetto si occuperà della sola manutenzione dei boschetti del giardino reale torinese e della manutenzione di un garzone e della servitù del carrettiere.

Veduta del castello ducale e dei giardini di Agliè (dal Theatrum Sabaudiae, 1682): tra le voci di spesa compare quella per la manutenzione dei giardini e delle aree verdi

Si affittano camere per la custodia delle frutta e vengono pagati profumatamente i disegnatori de’ giardini di Chambery coll’obbligo di mantenere il “perterra”[2]

Tra le spese del personale addetto alla Regina troviamo solo 4 addetti che avranno un salario pari ad 800 lire ciascuno, ma al primo di loro, presumibilmente colui che da più tempo si occupa della real persona, gli si aggiungeranno 200 lire come tesoriere de’ minuti piaceri.

Le voci riguardanti il  S.A.R. Principe di Piemonte sono le stesse ma a queste si aggiungono quelle del pejgneur e della lavandara[3].

Solo 3 li aiutanti di camera della Principessa di Piemonte e 3 quelli delle Principesse sorelle del Re, anche per loro uno di questi provvederà ai loro minuti piaceri. Contrariamente a ciò che ci si aspettava per le signore reali non si fa cenno di eventuali parrucchieri.

La provvista di mobili nuovi e raccomodo dei vecchi, compresi i materassi e pagliericci, nei palazzi sia di Torino che fuori porta ad una spesa di 40000 lire più se ne aggiungono 300 per il biancheggio delle lenzuola.

Dal mercante Bona si affittano i locali per la custodia i mobili per preservarli dai tarli e si assumono tappezzieri per tenerli in buono stato e provvedere alle forniture.

Duemila lire sono previste per riparale tutti gli orologi e pendole, e altrettante per scopare tutti gli appartamenti, sale, gallerie e cucine compresi i camini di tutti i  palazzi e le case reali.

Re Vittorio Amedeo III di Savoia in un ritratto attribuito a Giovanna Maria Clementi detta La Clementina (1692 – 1761)

Seta, lana e oro  si acquistano per i tappezzieri, il modello per la scuola di nudo dell’Accademia di pittura.

A tre allievi pittori, i quali attendono al disegno al detto studio, a cui S.M. accorda una doppia da lire 15 ciascuno, per ciascun mese dell’anno, la quale si paga sulla presentazione della fede del primo Pittore, che dichiara essere stati giudicati degni di premio dall’Accademia, per aver eseguito con lode il tema loro dato.

Due medaglie d’oro vengono destinate per distribuirsi dall’Accademia di Pittura nel Gran Concorso, come altresì per quello delle 6 d’argento, che si distribuiscono ne’ due Concorsi, che occorrono nell’anno a Disegnatori del nudo. Non altrimenti che per il prezzo delle 8 altre medaglie ugualmente d’argento che si distribuiscono ai Professori per il mese nel quale portano il modello e per il bosco, carbone, oglio pel lume ed altre minute spese dipendenti da dett’Accademia e Scuola del nudo, in conformità agli ordini di S.M.. Alla somma stabilita dal Re di 3000 lire l’Università ne aggiungerà altre 400.

Assai generoso il compenso al Gran Mastro di casa che ammonta a più di 5000 lire, sotto di lui lavorano 4 Maggiordomi e 21 Gentiluomini di bocca, un Uditore di Corte e un Conservatore delle Cacce, un Segretario ed un Usciere. L’Intendenza Generale poi affida i compiti ad una decina di segretari e sottosegretari, tesoriere, cassiere e Banchiere della Real Corte.

La salute affidata a tre medici in Torino ed uno per gli Ufficiali a Moncalieri, un altro a Nizza ma solo quando la Corte si trova colà.

Un chirurgo lavora solo per i reali in Torino e gli si affitta una bottega e delle camere. Un altro lavora a corte ed un altro ancora opererà solo per la servitù e domestici per le cure di malattia appartenente alla litotomia[4]. Ancora 2 chirurghi opereranno rispettivamente in Moncalieri e Stupinigi.

Nell’organizzazione di corte vi era personale dedicato all’acquisto e conservazione dei vini oltreché alla manutenzione delle cantine

Visioneranno l’adeguato andamento delle cose i Controllori delle provviste e dell’Azienda della distribuzione della legna e custodi della lingeria da tavola e dell’argenteria, con Capi credenza e aiutanti con garzoni, i Capi di Somiglieria con i relativi sottoposti ed un Commesso che si occuperà solo di provvedere ad importare vini dalla Francia e un custode per tutti i vini che provengono dall’estero. Qualcuno si occuperà dell’acqua e delle confetture ma solo uno sarà il Decorista del plateaux. Dodici serventi si occuperanno della Vassella[5]

Il Capo Ufficio del Cioccolato e del Caffè si avvale di 8 aiutanti e garzoni, e cinque sono gli addetti alla pasticceria. In cucina si danno da fare sotto la supervisione di un Controllore, 4 Capi cuochi e 2 Capi d’arrosto e 11 aiutanti. Venticinque garzoni completeranno il fabbisogno per lavori ordinari e straordinari.

Nell’ambito dell’Intendenza generale sotto i comandi del Maggiordomo si trovano ancora 2 due Mastri, senza specifica qualifica e un aiutante che oltre scrivano si occupa della distribuzione del pane insieme ad un paio di garzoni. Tre ancora i portavivande ai Reali Infanti, Uscieri di sala, di consiglio e ben sette di cucina. In questo contesto si muovono gli addetti alla Panetteria, col direttore del magazzino del grano, il pesatore ed il forriere della casa. Un paio di uomini si occupano della frutterai e uno è il Rotisseur.[6]

Torino, Palazzo Reale: la Sala da Pranzo, voluta nell’attuale allestimento da re Carlo Alberto

Le spese attinenti a questo dipartimento comprendono quelle della tavola delle LL.AA. Reali, il Principe di Piemonte e la Principessa sua Consorte, la principessa Carola e le due sue Principesse zie, e la tavola del Maggiordomo, si prevedono per i giorni di grasso, che per l’anno ordinario sono 102 per una spesa di 182 lire 13 soldi e 6 denari cadun giorno, paste e riso, erbaggi d’ogni sorta, latte, fior di latte ed altre piccole forniture a carico dei Capicuochi. Vi sono alcuni piatti d’intermezzo, zucchero e spezie. Per le giornate di magro, esattamente 48, si spende ogni giorno 203 lire 18 soldi e 11 denari. A parte si calcola la tavola dei duchi d’Aosta e del Monferrato, il duca del Genovese e il conte di Moriana.

A parte la spesa del cibo viene calcolata quella del vino di bocca. Una pinta per la colazione della notte dei Reali, cinque per il figlio e la nuora Principi di Piemonte, sei per i duchi d’Aosta, Monferrato, Genovese e il conte di Moriana.

La principessa Carola ne consuma 2 pinte e mezza e 5 sono consumate dalle sorelle del Re.[7]

[1] piazzale circondato d’alberi

[2] aiuole

[3] lavandaia personale

[4]  intervento chirurgico per frantumare i calcoli dall’apparato urinario, in modo da renderne possibile l’espulsione

[5]  i servizi da tavola, piatti e bicchieri e il servizio delle vivande in tavola.

[6] rosticciere

[7] il totale di 19 ½ pinte per cadun giorno compongono 54, 9 brente, con un costo di 15 lire ognuna