Prosegue il viaggio in Canavese di Giovanni Dughera con la sesta tappa, dedicata a due importanti centri alto-canavesani, Castellamonte, con le sue ceramiche, e Cuorgnè, nota per la lavorazione del rame e per l’impianto medievale ancora ben conservato del borgo antico. 

Castellamonte è una tappa importante perché qui videro e vedono la luce molti elementi architettonici incontrati nel nostro viaggio dei quali ho parlato in premessa, peculiarità canavesana. Già i romani fabbricavano anfore, vasi e lucerne, ma è nel Seicento, e ancor di più nel Settecento e nell’Ottocento che la produzione di ceramica acquisisce importanza. Spicca ai nostri giorni la produzione di artistiche stufe in ceramica, da vedersi nei negozi e nelle fabbriche e nella Fiera della ceramica, dove è presente la ceramica d’arte.

Ceramiche riproducenti antiche stufe - foto di Giovanni Dughera
Ceramiche riproducenti antiche stufe

Castellamonte, soglia d’artista

La rivisitazione del Medioevo della quale si è parlato ha in Palazzo Chiantaretto, fine Ottocento, esiti scanzonati, piacevolmente ingenui, rendendolo un felice connubio tra arte, maestrìa artigianale dei ceramisti di Castellamonte e fiaba: una sorta di gioco per bambini adulti, che amarono rendere i falsi merli di castello che coronano la casa come cappelli da giullare, le statue di un re e della regina non aulici, severi, ma sereni, giocosi numi tutelari della casa, posti ai lati dell’ingresso.

La ripetizione quasi petulante degli archi”gotici” della facciata, le balaustre, i motivi quadrilobati e moreschi, con tanto uso della terracotta, paiono invitare a un viaggio di Alice in un mondo fantastico, come se la casa dovesse nascondere segreti misteriosi, ma allegri, accattivanti.

Casa d'artista a Castellamonte - foto di Giovanni Dughera
Casa d’artista a Castellamonte

Questa casa può essere vista come un rappresentativo esempio dela produzione artigianale della terracotta relativamente alle decorazioni esterne.

Nell’interno c’è un contraltare moderno:: lo studio dell’artista, pittore e scultore Marco Ruffino, con grandi tele dai vivaci colori, che si rifanno all’espressionismo tedesco e terrecotte e ceramiche dalle diverse “terre”e tonalità calde.

I soggetti delle sculture sono una sorta di “bestiario gotico” rivisitato, personalissimo, in quanto per la massima parte sono animali spesso uniti, simboleggianti l’amore e i mille sentimenti umani.

Pensando agli animali soggetto di tante opere, la casa pare un’Arca di Noè dove il “bestiario” salvato è quello dei sentimenti, diversi e tanti come la moltitudine di animali della Creazione, fermati, fissati nei colori delle tele e nelle forme delle ceramiche.

Da visitare anche la Civica Raccolta di Terra Rossa di Palazzo Botton.

Nota per la lavorazione del rame, Cuorgnè è un bel paese medievale, con torri trecentesche (la Torre di Carlevato, cilindrica, e la Torre dell’Orologio, un tempo detta dei Valperga, poi del Comune, ad indicare l’avvicendamento dei proprietari) e la casa di Re Arduino. L’edificio, posto in relazione con il passaggio in loco del celebre marchese anscarico, risale in realtà al Tre-Quattrocento, tipico esempio della civiltà del cotto sviluppatasi all’epoca in Piemonte, con le formelle e i mattoni a vista.

27 Cuorgnè - bottega rame
La bottega del magnin (calderaio)

Lungo via Arduino, fra le strade porticate meglio conservate del Piemonte, si trova la storica pasticceria Pan Belmonte di Cuorgnè, fondata nel 1878 da Pietro Vernetti. Il locale, che conserva arredi di fine Ottocento, propone specialità tradizionali come il Pan Belmonte, noto anche come Dolce di Re Arduino, soffice panetto dolce cosparso di zucchero a velo.

Storica pasticceria Pan Belmonte nel sottoportico di via Arduino - foto di Giovanni Dughera
Storica pasticceria Pan Belmonte nel sottoportico di via Arduino

Per approfondimenti su Cuorgnè e la tradizione gastronomica locale, clicca qui: viaggio a Cuorgnè tra dolci e Medioevo

Testo e foto di Giovanni Dughera