di Redazione

Un fine settimana per festeggiare un vitigno e un vino che hanno rischiato ingiustamente l’oblìo e che invece sono diventati una delle attrattive della bassa valle di Susa: tutto questo a succederà ad Almese da venerdì 16 a domenica 18 giugno, in occasione della manifestazione “Baratuciat Vitigno DiVino”, organizzata dal Comune in collaborazione con l’Unione Montana Valle Susa, l’Associazione Tutela del Baratuciat e vitigni storici e il Comitato Fiera Agricola Zootecnica di Milanere.

Nata lo scorso anno per mettere sotto i riflettori il vitigno valsusino Baratuciat, da cui ha origine un vino straordinario, la manifestazione è patrocinata da Regione Piemonte e Città metropolitana di Torino, e prenderà il via venerdì 16 giugno alle 20,30 alla tenuta Gran Vigna di Rivera con una degustazione di vini e formaggi su invito.

Il giorno seguente, sabato 17 giugno, si aprirà il mercatino dei produttori locali, mentre i banchi dei vignaioli del Baratuciat saranno allestiti dalle 15.30 alle 22.30. Grazie all’iniziativa Menu Baratuciat, nel fine settimana sarà possibile acquistare e consumare cibi, vini e dolci in tema con la manifestazione negli esercizi commerciali del paese.

La premiazione dell’etichetta celebrativa per il 2023, realizzata dagli allievi dell’Istituto comprensivo di Almese, è in programma alle ore 16.

Domenica 18 giugno, nella piazza centrale di Almese, pedonalizzata per l’occasione, avrà luogo l’esposizione dei viticoltori del Baratuciat, dei produttori locali e di quelli che si fregiano del marchio “Gusto Valsusa”.

Baratuciat, il bianco che non ti aspetti in valle di Susa

Il Baratuciat è un vitigno che produce uva a bacca bianca. Autoctono della valle di Susa, non ha parentele con vitigni conosciuti. Era ad un passo dall’estinzione, ma è stato riscoperto e valorizzato a cavallo tra il XX e il XXI secolo.

La sua presenza è documentata da almeno 150 anni (Bollettino Ampelografico del 1877) nella bassa valle, dove era diffusamente coltivato fino ai primi del Novecento. Il flagello della fillossera limitò progressivamente l’estensione dei vigneti e l’industrializzazione allontanò dalla campagna la forza lavoro; così i terrazzamenti vitati furono poco alla volta abbandonati.

Il suo recupero si deve all’iniziativa di un cittadino di Almese, Giorgio Falca. Lo staff scientifico del CNR e quello del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino hanno intuito le potenzialità enologiche dell’uva e, grazie ad un lavoro di ricerca e sperimentazione, hanno definito con precisione le caratteristiche e le attitudini del vitigno. Secondo le descrizioni ufficiali, l’uva ha un acino ellittico, con la buccia molto pruinosa, di colore giallo-verde e dorato in fase di maturazione. La polpa è poco consistente, succosa e non colorata. ll grappolo maturo è di dimensione media. È un vitigno vigoroso, piuttosto precoce e resistente alle principali patologie fungine.

I viticoltori locali, nelle zone ove era tradizionalmente presente, ricordano varianti del nome anche piuttosto distanti dall’attuale, come “Bertacuciàt” o “Berlu ‘d ciàt“. Riferimenti storici locali risalenti a fine Ottocento lo citano come “Berlon ‘d ciat bianco“. Il vitigno è iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite come idoneo alla coltura nella Regione Piemonte. Viene vinificato per ottenere il vino DOC Valsusa Baratuciat.

Oggi appare sempre più diffusamente coltivato nella valle: ad Almese, nella zona di Chiomonte e sulla collina morenica di Rivoli, ma anche nel sud Piemonte. Generalmente vinificato in purezza, il Baratuciat è caratterizzato da un contenuto in estratto secco netto elevato per un vino bianco. Come si riscontra tipicamente negli ambienti montani, l’acidità totale risulta generalmente elevata.

Presenta un colore giallo paglierino scarico, con gradevoli tonalità verdi e sentori aromatici: è caratterizzato inizialmente da profumi di frutti bianchi e di miele di acacia, poi sviluppa note di mela verde e ananas e peculiari sentori di eucalipto e fieno.

Il Baratuciat, vino dalla struttura importante e molto equilibrato, è ideale accompagnamento di antipasti, pesci di lago o di mare, carni bianche e insalate estive. Sulla collina di Almese, abbandonata negli anni Sessanta del Novecento, erano rimaste piccole produzioni di vino, per lo più destinate al consumo familiare. Grazie al recupero del Baratuciat, la vitivinicoltura ha conosciuto negli ultimi venticinque anni una riscoperta che è innanzitutto culturale, nel senso del recupero delle tradizioni e della cultura materiale locale.

Per saperne di più si può visitare il sito Internet www.vinistoricisacra.com