Testo e foto di Paolo Barosso

Il paese di Virle Piemonte, situato nella fertile pianura agricola che si estende a sud di Torino, verso Pinerolo, conserva l’impronta di un insediamento d’origine medievale stretto attorno alla chiesa parrocchiale e ai due castelli.

Veduta della Portassa

Dell’antica cinta muraria sopravvivono poche vestigia: fra queste, risalta la Porta Boni Loci (Porta del Buon Luogo), detta Portassa, che appare provvista di una serie di beccatelli e caditoie in funzione difensiva e che, in origine, doveva essere la facciata anteriore di un “barbacane”, termine di derivazione incerta (forse orientale) che, nel glossario della castellologia medievale, designa uno sperone addossato alle mura o, più spesso (è il caso di Virle), una struttura avanzata, munita di feritoie per il tiro delle frecce, posta a difesa dei ponti levatoi, di una porta cittadina o dell’ingresso di una fortezza.

La facciata della parrocchiale di San Siro e, sulla sinistra, scorcio del Palazzo Comunale con l’evidenza delle decorazioni in cotto originarie del Quattrocento

La Portassa si affacciava sulla strada diretta al monastero femminile di Santa Maria del Buonluogo, importante comunità religiosa fondata alla fine del XII secolo (secondo Paolo Castagno, però, la fondazione sarebbe da postdatare a poco prima del 1234) nelle campagne fra Castagnole Piemonte e Scalenghe, che ha lasciato memoria di sé in alcune tracce architettoniche oggi incorporate nel complesso agricolo della Grangia di Buonluogo (o Cascina Monastero). Accanto alla porta medievale, sorge la chiesa di San Bernardino, risalente nell’aspetto attuale a metà Settecento, che fu affidata alle cure della Confraternita dei Battuti Bianchi.

L’arme dei marchesi Romagnano di Virle dipinta nella parrocchiale di San Siro

Oltrepassando la Portassa ci si addentra nel cuore dell’abitato, conosciuto per il fatto poco usuale di vantare due castelli, dovuti alla coabitazione all’interno dello stesso feudo degli esponenti di due prestigiose famiglie di ambito piemontese, gli astigiani Asinari (poi conti Asinari Piossasco di None) e i marchesi di Romagnano, in competizione tra loro per la primazia nel borgo.

Dalle ricerche degli studiosi si evince che l’insediamento alto-medioevale di Virle doveva essere spostato verso sud, dove, nei pressi della cascina San Paolo, sono ancora visibili i ruderi dell’antica pieve di San Paolo, edificio (forse costruito sulle fondamenta di un tempio romano) che, nei primi tempi della comunità virlese, assolveva la funzione di parrocchiale.

Chiesa di San Siro: l’epigrafe che indica la cappella gentilizia dei marchesi Romagnano di Virle

L’abitato venne poi abbandonato e rifondato verso Castagnole, dove tuttora si trova, su una lingua di terra che, essendo lievemente rialzata rispetto al territorio circostante, garantiva migliori possibilità di difesa contro assalti di soldataglie e maggiori condizioni di salubrità per gli abitanti, circondati da un ambiente all’epoca acquitrinoso.

Il borgo di Virle subì gravi devastazioni sia nel corso delle ostilità che contrapposero Regno di Francia e Impero nel XVI secolo, stringendo il Piemonte tra due fuochi, sia nel Seicento, sempre ad opera dell’esercito francese che, dopo la battaglia della Marsaglia contro le truppe sabaude, svoltasi nel 1693 nel quadro della Guerra della Grande Alleanza o Guerra di successione del Palatinato (1688-1697), incendiò il paese procedendo alla demolizione dei due castelli “mediante minamento”.

Il castello dei marchesi Romagnano in un’immagine d’epoca (fonte: www.castelloromagnano.it)

Fu così che le due famiglie eminenti del luogo, i marchesi Romagnano di Virle, primi feudatari del paese (a partire dall’investitura da parte dell’imperatore Federico I Barbarossa nel 1163), e gli astigiani Asinari, che acquistarono un quarto del feudo nel 1275, patrocinarono la ricostruzione di Virle, inclusa la parrocchiale intitolata a San Siro, primo vescovo di Pavia, risalente nelle forme attuali alla prima metà del Settecento.

La vexata quaestio della paternità del progetto, di cui per anni si è discusso se attribuirlo a Bernardo Antonio Vittone o ad Antonio Maria Lampo, è stata di recente risolta a favore del Lampo, ingegnere piemontese (nato a Camburzano nel biellese verso il 1680) che operò in Torino al servizio dei Savoia collaborando con Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri.

Veduta frontale del castello dei conti Asinari Piossasco di None

Oltre all’incompiutezza del prospetto principale, mancante del frontone, balza all’occhio, per il contrasto stilistico, il campanile, inglobato nella facciata settecentesca, che è quanto rimane (insieme con un fonte battesimale in pietra del XV secolo) dell’originaria costruzione medioevale. All’interno si ammira una serie di eleganti statue in stucco levigato che denunciano influenze liberty e, nell’area presbiteriale, le cappelle gentilizie dei marchesi Romagnano e dei conti Piossasco di None, che subentrarono agli Asinari.

A poca distanza dalla parrocchiale, oltre al palazzo comunale, che conserva in parte l’aspetto quattrocentesco rivelato dalle decorazioni in cotto, sorgono due edifici che l’uso piemontese chiama “castelli” ma che, in realtà, essendo stati ricostruiti dopo le devastazioni dell’esercito francese al comando del generale Catinat e avendo perso l’originaria funzione difensiva, si presentano oggi come interessanti esempi di residenze nobiliari settecentesche.

Castello dei conti Asinari Piossasco di None: dettaglio del salone balconato con il ciclo pittorico realizzato dai fratelli Dallamano secondo i canoni del quadraturismo di matrice estense

Il castello dei marchesi Romagnano di Virle, ramo della potente famiglia di ascendenza arduinica dei marchesi di Romagnano che, organizzata in forma consortile, signoreggiò per secoli su ampie zone del Piemonte, tra vercellese, novarese e torinese, appare circondato da un ampio parco cinto da mura e conserva al piano nobile la Sala di Rappresentanza, il cui soffitto è curiosamente decorato da oltre cinquecento piatti di porcellana piemontese realizzati su misura (quindi già con il foro centrale per essere inchiodati) dalla manifattura di Vinovo.

Di questa famiglia ricordiamo un personaggio illustre, Bernardino dei marchesi Romagnano di Virle, che, come recita l’epigrafe visibile nella cappella gentilizia, visse sino all’età di 86 anni (morì nel 1578) distinguendosi nello studio delle leggi e nell’eloquio della poesia e della filosofia.

Castello dei conti Asinari Piossasco di None: dettaglio del grande salone affrescato dai fratelli Dallamano con l’arme comitale

Il castello, passato in proprietà della famiglia Monasterolo a seguito dell’estinzione dell’illustre casata dei Romagnano di Virle, avvenuta a metà Ottocento, presenta una conformazione planimetrica a ferro di cavallo rovesciato, con le due ali rivolte verso il paese. Come si legge sul sito dedicato alla storica dimora (www.castelloromagnano.it), vi era un tempo, lateralmente rispetto al giardino d’ingresso, una porta che consentiva ai marchesi, seguendo una galleria coperta oggi scomparsa, di raggiungere la cappella gentilizia interna alla parrocchiale di San Siro.

Il castello dei conti Asinari Piossasco di None, ricostruito nel primo Settecento e riplasmato nella seconda metà dello stesso secolo su probabile disegno di Ignazio Birago di Borgaro, sorge sulle fondamenta d’una precedente fortezza appartenuta a un ramo degli Asinari, insigne famiglia del patriziato astigiano che nel 1275 aveva acquistato dai Savoia un quarto del feudo di Virle.

L’ultima esponente del ramo virlese degli Asinari, Margherita, si unì in matrimonio con il conte Aimone Piossasco di None, portandogli in dote il cospicuo patrimonio di famiglia.

L’interno del castello, pur parzialmente spogliato degli arredi e decori originari, custodisce una gemma: il Salone balconato interamente affrescato intorno agli anni Venti del Settecento da Giuseppe Dallamano, pittore quadraturiste modenese che, chiamato a lavorare in Piemonte, operò nei cantieri delle residenze sabaude, talvolta affiancato dal figlio Nicolò.

Castello dei conti Asinari Piossasco di None: scorcio del salone con gli affreschi dei fratelli Dallamano

Il Dallamano portò in Piemonte il genere pittorico del “quadraturismo”, nella sua versione estense, sviluppatasi nel corso del Seicento nel ducato di Modena e Reggio e caratterizzata dalla ricerca di effetti illusionisti spaziali con una rigorosa attinenza ai principi geometrici della prospettiva, e lasciò importanti testimonianze della sua arte nel salone e nel vestibolo di Villa della Regina.   

Il castello Asinari Piossasco di None venne poi lasciato per testamento nel 1863 da Luigia Enrichetta Birago di Vische, moglie dell’ultimo conte, benefattrice e amica intima della celebre Giulia di Barolo, all’Istituto caritatevole da lei fondato, affidato alle Suore Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.

Oltre alle testimonianze architettoniche e storico-artistiche del passato, una visita a Virle è anche l’occasione per scoprire la ricchezza della produzione agricola e gastronomica del territorio. La seconda domenica di novembre si tiene in paese la Fera dij Pocio e dla Cossa, prodotti simbolo della stagione autunnale.

Riferimenti bibliografici e siti internet:

AA.VV., La Città del Principe, ed. Nuova Grafica Carignanese, 2007

La Fabbrica di San Siro, Parrocchiale di Virle: un tesoro ritrovato – Ricerca di Michelangelo Ferrero

www.castelloromagnano.it