di Andrea Coda
In onore della Festa dell’Assietta (Festa dël Piemont al Còl ëd l’Assieta) cito alcuni passi sulla figura del Conte di San Sebastiano tratti dal libro “Trinceramenti dell’Assietta“, e consiglio a tutti, conoscenti e lettori, di partecipare all’importante evento, che si terrà domenica 17 Luglio al Colle dell’Assietta (tra le Valli di Susa e Chisone), dove si potrà anche ammirare la rievocazione della Battaglia grazie al Coordinamento Rievocatori 1600-1700 che da tre anni si prendono l’impegno di creare questo meraviglioso spettacolo con passione e sacrificio.
Grazie e vi aspettiamo numerosi.
Paolo Novarina di San Sebastiano era figlio del Conte Novarina di San Sebastiano e di Anna Teresa Canalis di Cumiana che era nata nel 1685 ed era rimasta vedova nel 1730. Nominata Marchesa di Spigno, la Canalis di Cumiana si sposò morganaticamente con Vittorio Amedeo II, ultimo Duca di Savoia, che dal 1713 con il trattato di Utrecht divenne prima Re di Sicilia e successivamente Re di Sardegna, sessantaquattrenne e da due anni vedovo di Anna Maria Orléans, nipote di Luigi XIV, il Re Sole, dalla quale aveva avuto sei figli, cui si erano aggiunti i due figli naturali avuti da Giovanna d’Albert, contessa Scaglia di Verrua.
Al momento delle nuove nozze il Re aveva abdicato a favore del figlio Carlo Emanuele III ritirandosi a Chambéry, ma l’anno dopo, convinto che il figlio non fosse all’altezza del compito, stabilitosi a Moncalieri aveva chiesto la revoca dell’abdicazione, alla quale però Carlo Emanuele s’era opposto facendo arrestare il padre che l’anno dopo (1732) moriva, e relegando la Marchesa di Spigno, ritenuta corresponsabile del tentativo del vecchio Re di riprendersi il trono, nel monastero di Santa Chiara a Pinerolo.
Potrebbe essere stato già Vittorio Amedeo ad avviare il figlio di costei alla carriera di Ufficiale dei Granatieri; certo è che Paolo Novarina di San Sebastiano fin da principio s’era dimostrato un soldato di particolari meriti e grande valore: il 2 maggio 1746 aveva partecipato con estremo coraggio all’assalto notturno delle ridotte di Valenza, riportando un encomio, e aveva svolto, fino ai fatti dell’Assietta, una brillante carriera.
In tale battaglia, comunque, se pur già Tenente Colonnello, il Novarina ebbe il ruolo di Maggiore, come lo stesso Guerrini attesta, e così infatti sarebbe stato qualificato nel Regio Viglietto, che con altri quattro Ufficiali di minor grado (Caldera, Passati, Balbis e Gattinara), l’avrebbe segnalato per essersi particolarmente distinto. Nella famosa battaglia, il battaglione comandato dal Novarina di San Sebastiano era assestato sulla Testa dell’Assietta e contro questa mossero le due Colonne comandate rispettivamente dai Generali D’Arnault e D’Andelot. Il combattimento si svolse subito con tanto impeto e valore da ambedue le parti, che «rien de plus brillant que la valeur des ennemis a cette attaque» e «les compagnies des granadiers de Gardes et de Gasai … faisaient des merveilles», riferisce il Munitoli. Senonché una terza Colonna francese condotta dal Villemur, arrivata a poca distanza dal Gran Serin, minacciava di aprirsi da questa parte la strada, ed allora il Generale Alciati disse al di San Sebastiano di accorrervi non appena fosse riuscito a sganciarsi dal nemico; ma poiché questo non rallentò la furia degli assalti, il San Sebastiano non potette muoversi.
Intanto il Villemur, respinto due volte faticosamente dai difensori del Gran Serin, si preparava a un terzo e più vigoroso assalto, e allora il Comandante in capo Conte Cacherano di Bricherasio inviò al Conte di San Sebastiano espresso ordine di sgomberare la Testa dell’Assietta e correre di rincalzo dei difensori del Gran Serin. Hanno rilevato gli storici che se pure l’obbedire a tale ordine avrebbe sollevato il di San Sebastiano da ogni responsabilità personale, egli preferì assumersi di propria iniziativa una responsabilità grandissima a non eseguirlo, persuaso com’era che sarebbe stato inutile chiudere al nemico la porta del Gran Serin se gli si fosse lasciata aperta quella della Testa dell’Assietta.
È, però, anche vero che a giustificare la sua disobbedienza all’ordine superiore abilmente mandò a dire al supremo Comandante che egli stesso quell’ordine non l’avrebbe impartito se avesse potuto sapere e valutare le condizioni in cui in quel momento lì sulla Testa dell’Assietta ci si trovava. Va tuttavia altresì notato che la sua disobbedienza all’ordine e la responsabilità conseguentemente assunta egli non la tenne per sé, che anzi proclamò a gran voce, avanti ai suoi Granatieri, che «in faccia al nemico non possiamo volgere le spalle», e i suoi Granatieri, racconta il Dabormida, risposero con grida di gioia.
Quattro ore dopo la Testa dell’Assietta fu assalita dai francesi con disperato impeto, e fu l’ora della vittoria di Paolo Novarina di San Sebastiano e dei Granatieri che egli comandava. Anche Bricherasio riuscì da parte sua a fermare per la terza volta l’assalto del Villemur e fu così completa e definitiva quella che gli storici avrebbero poi definita la «memoranda vittoria delle Armi piemontesi».
Benché «il merito della vittoria venisse attribuito per intero dalla pubblica voce in Francia come in Piemonte» al Navarina (così il Dabormida), all’eroico difensore della Testa dell’Assietta, oltre alla detta segnalazione sul Regio Viglietto, fu concessa, a ricompensa, solo una Croce dell’Ordine di San Maurizio e una pensione.
*ricordiamo, per chi fosse interessato, che Andrea Coda accompagna gruppi e organizza visite guidate nella città di Torino e in tutto il Piemonte. Per informazioni chiamare il 393/4530401 o scrivere a andreacoda@me.com