Testo di Paolo Barosso e foto di Roberto Beltramo
I Ciciu ‘d Pera dël Vilar, letteralmente pupazzi di pietra, sono singolari formazioni geologiche site all’imbocco della valle Maira, nel territorio di Villar San Costanzo, attualmente protetti da una Riserva naturale istituita nel 1989.
Classificati come “piramidi di terra” o “colonne d’erosione”, i Cicio dël Vilar sono formati da una colonna di terra compatta frammista a ciottoli sormontata da un grande masso di gneiss occhiadino (roccia di origine magmatica tipica del massiccio Dora-Maira).
Simili per forma a dei grandi funghi porcini, i Ciciu della valle Maira, quantificati dal ricercatore Alberto Costamagna dell’Università di Torino nel numero di 479, presero forma 12.000 anni fa, al termine dell’ultima glaciazione, per l’azione erosiva dell’acqua che, scorrendo a valle lungo le pareti del conoide alluvionale formatosi in precedenza, trascinò lentamente con sé terra e detriti, incontrando come unico ostacolo le zone di terreno compattato presenti in corrispondenza dei grandi massi discesi dalla montagna per l’effetto di terremoti e crolli.
L’esito finale è quello che oggi osserviamo: la formazione di pilastri di terra preservati dall’azione erosiva dell’acqua e sovrastati da un “cappello” di pietra.
I Ciciu dël Vilar, per l’ambiente (conoide alluvionale) e il modo in cui si formarono, sono considerati dai geologi come un fenomeno unico al mondo, paragonabile soltanto ai Camini delle Fate in Cappadocia, che assomigliano ai primi per la forma, ma differiscono sia per il materiale (tufo vulcanico), sia per la dinamica che li ha generati (non l’azione erosiva dell’acqua, bensì la corrosione dovuta alla forza del vento).
La singolarità di queste formazioni, inspiegabili agli occhi dell’uomo preistorico e dell’antichità, che li fece oggetto di culti idolatrici pre-cristiani (saxorum veneratio), allo stesso modo dei grandi massi erratici della bassa valle di Susa o della Valsesia, consentì alla tradizione medievale di collegarli alla figura del martire cristiano Costanzo, molto venerato in queste zone, interpretando i Ciciu come testimonianza della sua presenza e del suo operare in loco.
Nel 1585 San Costanzo venne proclamato insieme con San Chiaffredo patrono della diocesi saluzzese e più tardi ascritto dal medico e sacerdote gesuita Guglielmo Baldessano (1543-1611), autore nel 1589 di una “Historia Ecclesiastica” del Piemonte, alla Legione Tebea, contingente militare romano composto da soldati d’origine egizia che, stando alla testimonianza di Eucherio vescovo di Lione, vennero martirizzati per la fede cristiana tra il 286 e il 302 per ordine di Massimiano.
Arruolato tra i Martiri Tebei, Costanzo entrò nel santorale di Casa Savoia, legittimando così, anche sotto il profilo religioso, l’integrazione del marchesato di Saluzzo nei domini sabaudi, formalizzata con il Trattato di Lione del 1601.
Secondo la tradizione Costanzo, scampato con altri commilitoni al massacro, riparò in valle Maira, ma qui, nel luogo in cui sarebbe sorto nei secoli successivi il santuario di San Costanzo al Monte, subì nel 303 il martirio per decapitazione (resti della lastra sepolcrale del martire, consunta dal contatto con le mani dei fedeli, sono conservati nella ex chiesa abbaziale di Villar San Costanzo).

I Ciciu ‘d Pera, difficili da comprendere nella loro origine geologica per l’uomo medievale, vennero così letti, alla luce della fede del popolo, come segni riconducibili al passaggio e alla predicazione del martire, venendo proiettati in quella particolare dimensione che mescola verità storica a racconto leggendario.
Costanzo, inseguito dai suoi persecutori, si sarebbe voltato, lanciando loro una maledizione e tramutandoli nei pupazzi di pietra che oggi possiamo ammirare nelle loro bizzarre forme.
Rimane però discordanza tra le fonti sull’identità dei pietrificati. Per una certa tradizione, sarebbero gli abitanti del luogo che, in quanto pagani irriducibili e decisi a resistere con la violenza a Costanzo, odiavano l’ex-legionario per la sua opera di predicatore cristiano, mentre, secondo un altro schema narrativo, vi si dovrebbero riconoscere i militari romani inviati nelle valli alpine allo scopo di sterminare i legionari Tebei scampati al massacro di Massimiano.
Note bibliografiche e siti internet:
www.comune.villarsancostanzo.cn.it – Testimonianza dell’accompagnatore naturalistico Enrico Collo
www.piemontetopnews.it – I “Cicio ‘d Pera” di Villar San Costanzo in Val Maira
Paolo Cozzo, La geografia celeste dei Duchi di Savoia. Religione, devozioni, sacralità in uno Stato di età moderna (secoli XVI-XVII), Il Mulino, 2006