continua dalla seconda parte
di Cristina Quaranta
Nulla possiede Matteo Massano che di tanto in tanto fa il calzolaio e di quando in quando soffre di oppressione allo stomaco e dolori alla mano sinistra a causa di un colpo di bastone ricevuto in una rissa. Non si lamenta Matteo Massano, perché quella menomazione non gli impedisce di lavorare, almeno qualche volta.
In questi ultimi tempi si ritiene molto fortunato, infatti da sei mesi aiuta un altro calzolaio con bottega avanti l’osteria del Giardino.

Afferma, comunque, non essere quella l’osteria dove viene arrestato quando in compagnia della moglie e della suocera sta bevendo un boccale di vino. La cattura avviene nella cantina di “San Tommaso”, tuttavia il motivo dell’arresto lui lo ignora e lo ignorava anche sette anni fa quando fu “beccato” in una bisca giocare a Lansquinett e gli toccò soggiornare per ben due giorni alle Torri. Lo ignorava anche due anni or sono per un arresto seguito ad una lite col fratello di sua madre: “quella volta riuscii ad evadermi, e per le altre volte protesto d’esser sempre arrestato senza ragione, se non quella volta nell’87 per aver rotto un lanternone, non so come però, so che anche quella volta riuscii ad evadere dalle Torri”.
Quella sera nella stessa cantina viene tratto agli arresti per il gioco d’azzardo un altro calzolaio: sano e abile a qualunque lavoro, tempi addietro Guardia di Giustizia, prima ad Ivrea poi a Moncalieri. Il giovane apprendista[1] si protesta innocente poiché si trovava solamente nel posto sbagliato al momento sbagliato bevendo un quartino di vino.

Domenico Cardè nativo di Asti, torinese già da 17 anni, sarto e letterato affronta l’interrogatorio dopo il fermo avvenuto giorni prima. Gli si domanda se è giocatore di professione e se giocando sia stato truffatore. Convinto e determinato nega ma racconta tuttavia che il giorno dedicato alla Madonna, l’8 settembre scorso “mi portavo alla Chiesa di Superga per vedere le solennità che si celebrano; certo è che strada facendo ho veduto che c’erano alcuni che giocavano al gioco delle tre carte ed io allettato, ignorando fosse un gioco che si presta alla truffa, giocai ora 30 soldi ora tre lire ora 4 soldi e mezzo e persino 6, così persi alla tangente di lire 24 e mezzo, pensando però che alle ultime 4 lire perse fui sicuramente truffato”.
Qualcuno della compagnia dei truffatori sembra gli avesse suggerito di puntare quella somma sul numero “2” e così facendo avrebbe vinto una considerevole somma.
Così fece, giocò, perse.
Riconobbe, poi, il suo truffatore nella persona di Lorenzo Merlo che in quel momento si trovava nelle carceri delle Torri, momentaneamente sprovvisto di lavoro da materassaio.
È stato arrestato mentre entrava in città dalla Porta Palazzo. Non nega di essere stato a Superga nel giorno della Madonna “da dove mi dipartii immediatamente che fu partita la Corte Reale, e venni a merendare all’osteria del Borgo Po. Ricordo di aver fatto senza pranzo, quel giorno mi sono accontentato di nutrirmi con pane e uva e bevetti un quartino di vino a uno dei banchi che per detta strada si trovano”.

Certo che il Merlo Lorenzo, passeggiando si è fermato ad osservare una partita, come faceva altra gente, forse crede si giocasse al “lotto” ma nega d’aver giocato e ancor più nega di aver suggerito ad altri di giocare. Protesta, dice esser persona per bene, mai stato processato salvo l’esser stato trattenuto per tre giorni al “crottone” del regio Governo per la sola causa d’essersi trovato, un giorno, con madama Marianna Viviani che diverrà sua moglie appena sarà liberato.
Il Capitano di Quartiere di Borgo di Po è venuto a portar il suo riscontro sul Lorenzo. È una sua conoscenza da almeno cinque anni, cioè da quando è arrivato in città a fare il materassaio nel quartiere ed era persona dabbene, ma se deve dirla tutta, visto che è sotto giuramento, osserva che ultimamente la condotta del detenuto è peggiorata, sempre più viziosa e biasimevole, cattive pratiche con ladri e giocatori e truffatori frequentando nello stesso tempo ogni sorta di donne di malaffare.
Si spera che madama Marianna sappia aspettare!
[1] al servizio di Giacomo Drocco, abita nella Corte delle Berte.