continua dalla prima parte: Viaggio nelle Vaude 

di Giovanni Dughera 

La transumanza è un ulteriore trait d’union tra il piano e l’Alpe, perché forse proprio su queste terre aride saranno passate greggi e mandrie che salivano in estate agli alpeggi, pratica ancora in uso ma su strade con camion, sebbene qualcuno vada ancora a piedi.

Scena tradizionale di transumanza: la “Desnalpà” (discesa dagli alpeggi) a Settimo Vittone nell’alto Canavese – foto di Paolo Barosso

Non sono da dimenticare le ripercussioni che sul piano degli insediamenti umani e militari ebbe la conformazione della Vauda: sui cigli erosi del frastagliato altopiano sorsero castelli che dominavano così la sottostante pianura canavesana, come Lombardore, Rivarossa ,Volpiano.

Dalle Vaude le Alpi delle valli di Lanzo  e canavesane si configurano o, meglio, si prestano a essere definite “Montagne di pianura”, perché pochi sono i luoghi rimasti selvaggi in pianura, residui di antiche foreste planiziali, dai quali le Alpi emergano, contrastanti, imponenti e insieme strettamente unite alla piana.

Le Alpi come Madri che lascino cadere i loro lembi protettivi su di essa e da essa sembrano nascere e affondarvi le radici pietrose di immani sequoie pietrificate.

Man mano che dalla Vauda, nei pressi di Ciriè e San Carlo Canavese, si scende verso Volpiano il terreno, da brughiera, “steppa”, bosco di betulle punteggiato di stagni,  diventa più prativo.

Mucche e soprattutto cavalli punteggiano le distese lievemente ondulate che culminano nel sito del perduto castello di Volpiano.

Nei dintorni grandi querce, prati, cascine, fiumi. Qui si recava Fontanesi, insieme ai suoi allievi della “Scuola di Rivara”, a dipingere nella brughiera, e immagine significativa di questa frequentazione è l’acquaforte intitolata perlappunto “Brughiera presso Volpiano” di Ernesto Rayper.

Immagine tratta dal volume di A. Cavallari Murat, Tra Serra d’Ivrea Orco e Po, Ist. Bancario San Paolo di Torino – Torino 1976

Nella vicina Rivarossa, morfologicamente simile a Volpiano, e cioè coda, frangia dell’altipiano vaudese che precipita poi nella pianura, dalla torre del castello venne dipinta da Carlo Pollonera, nel 1912, una suggestiva immagine delle Alpi delle Valli di Lanzo e Canavesane innevate che emergono dai boschi autunnali della Vauda. E’ passato un secolo e il paesaggio è pressoché immutato.

Interessante, pertinente e con spunti divertenti è aprire un discorso sulla cosidetta Scuola di Rivara, termine che farebbe pensare a una e vera e propria corrente pittorica. Si trattava in realtà di un’allegra brigata di giovani, pittori, architetti, dei quali  Marziano Bernardi dà una gustosa descrizione, descrivendo i “gitanti a tavola all’albergo della Corona Grossa (Cuorgnè), e tutta quanta la brigata sarebbe poi proseguita, parte in carrozze e parte su muli, verso i monti di Ceresole Reale per calare quindi in Val d’Aosta a Cogne e sostare infine, dopo quattro o cinque giorni di viaggio alpestre, nella suddetta Rivara …alle falde del Monte Soglio.” La “brigata” era composta da Carlo  Pittara, Alfredo D’Andrade, Vittorio Avondo, Federico Pastoris, Serafin de Avendano, Casimiro Teja, Ernesto Rayper, Alberto Issel ,Ernesto Bertea e altri.

Carlo Pittara, Ritorno all’ovile, 1866 circa (Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea)

Siamo alla fine dell’Ottocento e continuando con Marziano Bernardi, egli parla così del gruppo: “La Scuola di Rivara, unico cenacolo artistico piemontese nell’Ottocento … e la brigata … con sulle spalle tutto il sacramentale bagaglio del pittore, la busta di cuoio sul fianco col lapis ed il taccuino per gli schizzi più rapidi, scarpe chiodate, alte uose, lunghissimi bastoni ferrati … batteva allegramente valli e campagne …pronta ad entusiasmarsi … per uno smagliante motivo che s’aprisse allo sguardo tra due larici …”Sappiamo anche che D’Andrade godeva fama di grande camminatore: con Avondo e Pastoris da Oropa per il colle della Balma, a Fontainemore, Gressoney, Alagna, in Valle d’Aosta.

I nostri pittori risentivano di quel clima, aperto dagli impressionisti, della pittura en plein-air ed essi non disdegnavano certo le camminate in montagna, come abbiamo visto, del resto vicina a Rivara, nel Canavese, ospiti del cavalier Ogliani.

Le Vaude sono percorribili a piedi, ma soprattutto in mountain bike, seguendo le strade, sterrate e non, e i sentieri, facilmente rintracciabili sulla cartina 1/50.000 dell’Istituto Geografico Centrale, n. 21, “Il Canavese da Ivrea a Chivasso”. E’ necessario rispettare i divieti di accesso, ove segnalati, imposti dalle autorità militari. Il periodo migliore di visita, escluso l’afoso luglio, corre lungo tutto l’anno, ma è consigliabile scegliere giornate terse, ventose per poter ammirare le Alpi vicine, l’autunno è forse il momento migliore.

Dagli spalti del castello di Rivara lo sguardo si posa sui rigogliosi boschi che rivestono le falde dei vicini monti – foto di Paolo Barosso

COME RAGGIUNGERE LE VAUDE e GLI ITINERARI

Per chi proviene da zone lontane da Torino: Autostrada Torino Ivrea casello di Volpiano. Attraversare il paese e portarsi nella zona a monte del centro storico. Da lì cartelli indicatori segnalano strade per Lombardore e Rivarossa. Da questi due paesi, la cui visita presenta per entrambi motivi di interesse per l’alone di Medioevo che conservano, strade parallele attraversano zone coltivate in rettilineo portandosi in direzione di Ciriè, San Carlo.

Greto del torrente Malone – foto di Giovanni Dughera

Nell’attraversare San Francesco al Campo troveremo una deviazione per Vauda-Ceretti, Lotti Vicari, dove la Vauda si fa più selvaggia e ricca di betulle e “savane”: questa strada serpeggiante è uno dei punti più belli della pianura per ammirare le alte cime delle valli di Lanzo e del Canavese e una volta giunti a un incrocio troveremo un cartello per Lotti, segnalata poi da una torretta d’avvistamento moderna. Qui comincia la “savana”.

La zona interessante per le escursioni è compresa nel territorio dei   Comuni di Volpiano, Lombardore, Rivarossa, Vauda Canavese, Ciriè, S.Carlo, S.Francesco al Campo, Front.,

Rivarossa, piazzetta del castello, la vista spazia sul Canavese e parte della Vauda. Qui troviamo acqua potabile e panchine per la sosta.

Vista della pianura coltivata dalla piazzetta del castello di Rivarossa – foto di Giovanni Dughera

In fondo al paese, dalla parte opposta al castello, una strada sterrata va in direzione di San Francesco al Campo e “percorre” il paesaggio della tela del Pollonera.

Qui il poeta don Vincenzo Arcozzi-Masino  in tempi lontani cantava : “…splendido golfo di pianura in verdi accordi silenziosi qui sotto immoti…”

Note bibliografiche

A. Cavallari Murat, Tra Serra d’Ivrea, Orco e Po, Ist. bancario San Paolo di Torino, 1976

M.L.Tibone, L.M.Cardino, Il Canavese, Terra di Storia e d’Arte, Omega ed., 1993