Testo e foto di Paolo Barosso

Il santuario della Madonna dei Boschi si trova ai margini dell’abitato di Boves nel Cuneese, alle pendici dei primi rilievi montuosi, ed è conosciuto per il vasto ciclo pittorico che riveste quasi interamente le superfici interne e che venne realizzato da artisti diversi, in parte rimasti ignoti, nel corso di più secoli, dal Quattrocento al Settecento.

Veduta dell’esterno

La chiesa, menzionata per la prima volta in un documento redatto nel 1261, che disponeva un lascito testamentario in favore di vari edifici di culto della zona, tra cui “l’opera di santa Maria dei Boschi”, viene però fatta risalire a un’epoca precedente, come risulta dall’esito dei lavori di indagine e di scavo che da un lato hanno riportato alla luce la base di un’abside di impianto romanico e dall’altro lato hanno evidenziato la presenza, nel luogo dove oggi sorge il santuario, di fondazioni murarie riferibili a una costruzione molto più antica, a pianta rettangolare e con più ambienti.

La destinazione d’uso di tale edificio potrebbe spiegarsi con la celebrazione di pratiche rituali legate a una sorgente che sgorga nei paraggi, oggi nota con l’appellativo di fontana “della Madonna”, e, come suggerisce il nome, ritenuta ab immemorabili depositaria di proprietà miracolose e taumaturgiche.

Storie della Vergine e dell’infanzia di Gesù – La circoncisione

L’ipotesi potrebbe trovare un riscontro nella consuetudine, ancora documentata nel Cinquecento e in cui è possibile vedere la sopravvivenza di usanze pagane frammiste a elementi di Cristianesimo, di portare in loco i bambini morti senza battesimo, che venivano posti a contatto con la fonte confidando nella potenza purificatrice e spiritualmente rigenerante dell’acqua.

Storie della Vergine e dell’Infanzia di Gesù – Il Natale di Gesù

Il nome d’origine medievale di “Santa Maria del Bosco”, poi mutato nell’odierno Madonna dei Boschi, richiama l’esistenza di una vasta area boschiva che in origine doveva estendersi non soltanto sui fianchi delle montagne attorno all’edificio, ma anche nei dintorni del luogo di culto, lungo le sponde del torrente Colla.

Storia della Vergine e dell’Infanzia di Gesù – Da sinistra Maria al Tempio e Maria presentata al Tempio

L’importanza della cappella come luogo di sosta derivava dalla sua localizzazione nei pressi del guado che consentiva l’attraversamento del corso d’acqua, ma i dissodamenti eseguiti a partire dal Trecento, convertendo i terreni circostanti da bosco a pascoli e coltivi, fecero sì che la cappella divenisse punto di riferimento per i contadini del posto e, in seguito, meta processionale per le Confraternite locali, con la sua promozione al rango di “santuario” mariano.

Storie della Vergine e dell’Infanzia di Gesù – Adorazione dei Magi

La vocazione santuariale dell’edificio, punto di ritrovo delle Confraternite, venne rafforzata dal voto della comunità di Boves che, in occasione della peste del 1630, si vincolò a recarsi in pellegrinaggio alla chiesa ogni anno il 5 agosto, giorno dedicato alla Madonna della Neve.

Storie della Vergine e dell’Infanzia di Gesù – Fuga in Egitto

Esaminando il complesso dal punto di vista artistico, ciò che suscita sorpresa nel visitatore, indotto a un sentimento di meraviglia dal raffronto della ricchezza decorativa interna con la semplicità della struttura esterna, è il vasto ciclo pittorico che rivela, nei temi trattati, il variare del clima religioso a seconda delle epoche in cui gli affreschi vennero realizzati.

Storie della Vergine e dell’Infanzia di Gesù – Maria ed Elisabetta

Le pareti del tratto più antico della navata centrale ospitano le Storie della Vergine e dell’Infanzia di Gesù, articolate in dodici scene, tratte dai Vangeli di Luca e Matteo e, in parte, da scritti apocrifi, in particolare il Proto-vangelo di Giacomo (si nota però l’assenza di due episodi importanti, normalmente presenti in cicli di questo tipo, lo Sposalizio di Giuseppe e Maria e l’Annunciazione, raffigurata abitualmente sull’arco trionfale o sull’altare). La sequenza venne eseguita tra il 1470 e  il 1480, probabilmente da maestranze locali, non esenti da influssi dei maestri del gotico internazionale.

Passione di Gesù – Crocifissione

Risalgono invece alla seconda metà del Cinquecento, quando la navata della chiesa venne ampliata nel lato occidentale, gli affreschi visibili sulla volta a botte lunettata ed estesi sulle pareti della parte nuova dell’edificio. Il tema proposto è quello della Passione di Gesù, sviluppato in otto scene contenute nelle lunette sovrastanti gli affreschi quattrocenteschi, e il Giudizio Universale, che mostra frequenti e precise citazioni del capolavoro del Michelangelo nella Cappella Sistina (1536-1541), scaturite forse da un viaggio formativo a Roma dell’artista esecutore dell’opera.

La grande scena del Giudizio Universale

La figura maestosa del Cristo Giudice campeggia al centro della volta, mentre sulle pareti sud e nord troviamo rispettivamente la raffigurazione dei Condannati all’inferno, con le scene del Mondo che brucia, del traghettamento di Caronte, della Catena dei Vizi e delle anime dannate inghiottite nelle fauci del Leviatano, rappresentazione della Bocca dell’inferno, e quella riferita alla Resurrezione, con l’Uscita dai sepolcri, la Salita al Cielo e i Santi che intercedono per le anime.

Il Cristo Giudice

Il ciclo cinquecentesco è attribuito al “Maestro di Cigliè”, interprete di quella pittura manierista che guardava agli insegnamenti di Raffaello e Michelangelo. Rimasto anonimo, l’artista deve l’appellativo con cui è oggi conosciuto all’importante ciclo pittorico conservato nella chiesa di San Dalmazzo, ai piedi del paese di Cigliè, eseguito nel 1573 (in base alla data leggibile nell’abside), con l’Annunciazione e la Passione di Cristo come temi principali.

La Bocca dell’inferno

Per concludere la breve visita al patrimonio pittorico del santuario, si accede all’estremità orientale della navata, aggiunta nella seconda metà del Seicento per far fronte al crescente afflusso di fedeli, con l’allestimento del nuovo altare in un ambiente più spazioso.

L’ampliamento della chiesa offrì l’occasione, tra Seicento e Settecento, per la realizzazione di una serie di affreschi incentrati sui temi delle Virtù e della Glorificazione della Vergine, che completarono lo straordinario repertorio iconografico conservato nel santuario della Madonna dei Boschi, testimonianza visiva d’un sentimento religioso custoditosi attraverso i secoli per giungere fino a noi.

L’incoronazione di Maria

Note bibliografiche

M. Ristorto, il Santuario della Madonna dei Boschi in Boves, Cuneo, 1975

Aa.Vv., il Santuario della Madonna dei Boschi di Boves, Cuneo, 2004