di Michele Bonavero

Tratto dalla rivista mensile in lingua piemontese Piemontèis Ancheuj

Una personalità assai particolare quella di Davide Rizzio o Riccio, per altri Rizzi o Ricci. Un’esistenza molto avventurosa, intrigante e in qualche modo persino importante la sua, anche se Winston Churchill, scrivendo la sua Storia d’Inghilterra, gli dedicò solo tre righe.

Non sono mancati gli scritti su questa figura che la leggenda dissolve con un velo di mistero: un menestrello che cantava e suonava e lo faceva di certo in piemontese, in francese, in inglese e forse persino in spagnolo.

Un piemontese originario di Pancalieri, dove pare sia nato verso il 1533, anche se nell’Almanacco Piemontese di Viglongo del 1993 si legge che venne al mondo a Torino. Altri l’hanno fatto nascere a Moncalieri, ma questo non è poi così importante.

Figlio di un maestro di musica (della famiglia dei conti Riccio di San Paolo Solbrito in provincia di Asti) sarebbe diventato anche lui un valente musicista alla corte del duca Emanuele Filiberto a Nizza Marittima, ma non avendo avuto una grande accoglienza riuscì a entrare nella casa del conte Carlo Solero di Moretta, che sarebbe andato come ambasciatore sabaudo in Scozia, dove fece amicizia con dei musici che la regina si era portata appresso dalla Francia. In tal modo era riuscito a introdursi a corte.

La bellezza fisica, come dicevano, non si era fermata da lui, ma era un buon musicista e un ottimo cantante con una bella voce. Con questi attributi era riuscito a farsi notare e apprezzare dalla regina. Qualche lingua maligna d’allora diceva persino che fosse diventato uno dei suoi amanti. Altri, senz’altro meno malpensanti, dicevano che lui era l’autore di un pezzo assai famoso come Auld Lang Syne, quello che in Italia è più noto come il Valzer delle Candele e che è diventato l’inno dei Boy Scout.

Maria Stuarda, regina di Scozia

Si racconta che quando Riccio era a Torino si esibisse suonando e cantando a Porta Palazzo e che una delle sue musiche più affascinanti fosse proprio un pezzo pieno di malinconia. Quella medesima suonata avrebbe poi conquistato la corte e la regina di Scozia.

Quanto si conosce dai documenti antichi è che Davide Riccio, verso la fine del 1564, era diventato segretario privato della regina per le relazioni con la Francia, grazie al pensionamento del Roulet che aveva preferito tornare in patria sentendo l’aria che spirava a corte. La sua ambizione e la forte influenza politica, l’essere straniero e per giunta anche cattolico fecero nascere molte invidie a corte e, forse grazie alle voci maligne di cui si è detto poc’anzi, istigato l’odio e la gelosia da parte del secondo marito e re sposo di Maria Stuarda, Enrico Stuart, lord Darnley.

La regina non s’immaginava d’essere presa in una ragnatela d’intrighi in mezzo a persone delle quali non si sarebbe dovuta fidare nella residenza reale d’Holyroodhouse, a Edimburgo. Dietro a tutto c’era anche l’azione della regina Elisabetta I d’Inghilterra che odiava sua cugina Maria, che rappresentava una minaccia alla monarchia inglese con le sue idee liberali e la sua popolarità.

Scorcio di Pancalieri, indicato dalle fonti come paese d’origine di Davide Riccio

E’ curioso sfogliare il libro delle spese private di Maria Stuarda, che regnò dal 1542 al 1567. Nelle pagine che si riferiscono all’otto giugno del 1562 si legge: «… a Anthony Geddes per la custodia dei cani di Sua Maestà, 240 scellini… item a David Riccio, valletto di camera di Sua Maestà». Alla data del diciannove novembre 1564 una nota rivela per il Riccio una paga di 1.300 scellini, ma non è precisata la lunghezza del servizio per il quale tale cifra era stata pagata.

Così, grazie a tutte le trame che si sviluppavano nell’ombra, la congiura prese forma e si concentrò sulla figura di Riccio, considerato troppo vicino alla regina che stava attendendo quello che sarebbe diventato il futuro Giacomo IV di Scozia.

Inizialmente, furono compiuti dei tentativi per corromperlo e trascinarlo dalla loro parte, ma l’offerta di un magnifico diamante fu rifiutata sdegnosamente da Riccio. Lui aveva un contegno sprezzante verso i nobili e godeva della familiarità della regina e delle sue dame. Poteva entrare a tutte le ore nei loro appartamenti, giocava a carte con loro fino a notte fonda, come si legge nei ricordi di sir James Melville scritti nelle sue memorie.

Conoscendo l’esistenza dell’odio di molti a corte egli li affrontava ogni volta che poteva, certo della protezione di Maria e quando riusciva si sfogava nei loro confronti con cause e petizioni. Colui che più lo odiava era il conte di Moray, un fratellastro della regina ed era stato proprio lui a istigare lo sposo verso la gelosia fino a proporne l’esecuzione.

La decisione di uccidere Davide fu presa e così, nella sera del 9 marzo 1566, un gruppo di nobili protestanti, con l’appoggio di Enrico Stuart, lo sposo di Maria Stuarda, si avviarono per mettere in pratica i loro disegni criminali. Il momento fu scelto dal marito della regina che voleva che Davide fosse ucciso sotto gli occhi di lei in modo che, essendo lei incinta, ne morisse dallo spavento. Inoltre, per la nobiltà scozzese, l’omicidio politico era una cosa da celebrare con maestosità quasi fosse un’azione dei cavalieri e l’adesione al patto assassino non era stabilita da un semplice giuramento, invece si compilava un’apposita pergamena, detta «convenant» o «bond» con la quale gli assassini si legavano fra di loro per la vita e la morte.

Per la prima volta nella storia scozzese uno di quei contratti aveva la firma di un re. Di questo patto ne esistono ancora due copie datate 2 marzo 1566 e sono conservate al British Museum e nel Record Office. Una delle copie firmate dal re lord Darnley era rimasta nelle sue mani mentre l’altra la tennero gli altri compari.

Nei giorni precedenti un sensitivo negro aveva fatto una previsione a Davide Riccio con l’avvertimento a guardarsi dal «bastardo», ma lui non ci dette peso. Se l’avesse fatto forse non sarebbe morto.

A Londra, la regina Elisabetta era informata di tutto e il superiore dei preti protestanti scozzesi aveva già persino preparato il suo discorso per lodare l’omicidio come «most worth of all praise» ovvero il maggior valore di ogni lode. Le sue prime parole dopo la morte di Davide Riccio furono: «Perché il mondo sappia in termini non dubbi ciò che noi pensiamo, diremo che quel grande disturbatore di questo Stato, quel pelandrone e quella canaglia vigliacca di Davide è stato castigato in modo giusto».

La sera fatale, nel palazzo di Holyrood, la regina e qualche suo ospite si erano ritirati in una sala ad ascoltare le canzoni di Davide accompagnate con il liuto. Alle sette Maria Stuarda fece servire la cena in una saletta della torre, accanto alla sua stanza da letto. Davide era seduto di fronte alla sua regina, attorno a un tavolo di noce massiccio. Nel frattempo i congiurati si erano ritrovati fuori del castello con 160 sgherri armati.

Lord Darnley, il re, comparve all’improvviso nella stanza giungendo da una scala segreta della torre che solo lui e la regina potevano utilizzare. Subito dopo i saluti e la sorpresa sopraggiunsero gli altri assassini al comando di un tale lord Patrick Ruthven, conosciuto e temuto come uno stregone. Fu proprio costui a colpire per primo il povero Davide che cadeva sotto a ben 57 pugnalate. Il suo corpo fu poi gettato giù da una finestra e poi sepolto in grande fretta.

La regina fu imprigionata, ma riuscì a fuggire dalla torre calandosi da una finestra con una corda di lenzuola legate. Dopo una settimana tornò a capo di ottomila uomini e scacciò i suoi nemici ribelli oltre il confine. Quindi organizzò un degno funerale per il suo amico piemontese. Oggi è ancora lì, nella chiesa di Canongate Kirkyard a Edimburgo, a poche centinaia di metri dal palazzo di Holyrood.

Qui finisce la storia di questo menestrello che era arrivato da Pancalieri sino alla corte di Scozia e la memoria del quale resta nascosta dietro ai nastri della grande storia, ma lui, da parte sua, riuscì a scrivere un pezzo di quella storia.

Volendo fantasticare su questi avvenimenti e dare credito a quanto si diceva allora, chi può sapere se quel futuro re di Scozia che Maria Stuarda portava in seno non fosse un po’ o del tutto piemontese?

Traduzione in piemontese a cura di Michele Bonavero

Davide Riccio, un menestrel «real» da Pancalé

Na përsonalità motobin particolar cola ’d Davide Rizzio o Riccio, për d’àutri Rizzi o Ricci. N’esistensa la soa assè aventurosa, antriganta e an quàich manera fin-a importanta la soa, bele se Winston Churchill, scrivend soa stòria dl’Inghiltèra, a l’avìa dedicaje mach pròpi tre righe.

A son nen mancà jë scrit su costa figura che la legenda a smasiss con un vel ëd misteri: un menestrel ch’a cantava e a sonava e a lo fasìa ’d sigur an piemontèis, an fransèis, an inglèis e miraco fin-a an ëspagneul.

Un piemontèis originari ’d Pancalé, andoa ch’a smija ch’a sia nassù vers ël 1533, bele se ’nt l’Armanach Piemontèis ëd Viglongo dël 1993 as les ch’a l’era vnù al mond a Turin. D’àutri a l’han falo nasse adritura a Moncalé, ma sòn a l’é peui nen così important.

Fieul d’un magìster ëd mùsica (ëd la famija dij cont Riccio ’d San Pàul Subrì an provinsa d’Ast) a sarìa dventà ’dcò chiel un vajant musicista a la cort dël duca ’d Savòja Emanuele Filiberto a Nissa dël mar, ma nen avend peui trovà na granda acoliensa a l’era riessù a intré ’nt la ca dël cont Carlo Solero ’d Morëtta, ch’a sarìa andàit da ambassador sabàud an Scòssia, a la cort ëd Maria Stuarda, vidoa ’d Francesco II Valois, rè ’d Fransa. Ëdcò nòstr menestrel a l’era andàit an Scòssia, andoa ch’a l’era fasse amis con ëd musicant che la regin-a a l’era portasse apress da la Fransa. An costa manera a l’era riessù a antroduvse a cort.

Busto del duca Emanuele Filiberto di Savoia al centro con la consorte Margherita di Valois alla sua sinistra e il figlio Carlo Emanuele I alla destra – foto di Paolo Barosso

La blëssa fisica, coma ch’a disìo, a l’era nen fërmasse da chiel, ma a l’era un bon musicista e n’òtim cantant con na bela vos. Con costi atribù a l’era riessù a fesse noté e apressié da la regin-a. Quàich grama lenga d’antlora a disìa fin-a ch’a fussa dventà un dij sò amant. D’àutri, sens’àutr meno malpensant, a disìo che chiel a l’era l’autor d’un tòch assè avosà coma Auld Lang Syne, col che an Italia a l’é pì conossù coma ’l Valzer delle candele e ch’a l’é dventà l’imn dij Boy Scout.

As conta che quand che Riccio a l’era a Turin a s’esibièissa sonand e cantand a Pòrta Palass e che un-a dle soe mùsiche pì anciarmanta a fussa pròpi un tòch pien ëd malinconìa. Cola midema sonada a l’avrìa peui conquistà la cort e la regin-a dë Scòssia.

Lòn ch’as sà dai document antich a l’é che Davide Riccio, vers la fin dël 1564, a l’era dventà ’l sechërtari privà dla regin-a për le relassion con la Fransa, mersì al pensionament dël Roulet ch’a l’avìa preferì torné an patria sentend che aria a tirava a cort. Soa ambission e soa fòrta influensa polìtica, l’esse un forësté e për gionta ’dcò catòlich a l’avìo fàit nasse motobin d’invidie a cort e, miraco mersì a le vos malëgne dont a l’é disse anans, cissà ’l ghignon e la gelosìa da part ëd lë scond marì e rè spos ëd Maria Stuarda, Enrico Stuart, lord Darnley.

La regin-a a s’anmaginava nen d’esse ciapà ’nt n’aragnà d’antrigh an mes a ’d përson-e dle quaj a l’avrìa nen dovù fidesse ’nt la residensa real d’Holyroodhouse, a Edimburgo. Darera a tut a j’era ’dcò l’assion ëd la regin-a Elisabetta I d’Inghiltèra ch’a podìa nen ës-ciairé soa cusin-a Maria, ch’a rapresentava na mnassa a la monarchìa ingleisa con soe idèje liberaj e soa popolarità.

A l’é dròlo sfojé ’l lìber ëd le spèise privà ’d Maria Stuarda, ch’a l’avìa regnà dal 1542 al 1567. Ant le pàgine ch’as arferisso a l’eut ëd giugn dël 1562 as les: «… a Anthony Geddes per la custodia dei cani di Sua Maestà, 240 scellini… item a David Riccio, valletto di camera di Sua Maestà». A la data dij 19 ëd novèmber 1564 na nòta a arvela për Riccio na paga ’d 1.300 scellini, ma a l’é nen precisà la longhëssa dël servissi për ël qual cola gifra a l’era stàita pagà.

Parèj, mersì a tuti ij trigo ch’as dësvlupavo ’nt l’ombra, la congiura a l’avìa pijà forma e a l’era concentrasse sla figura ’d Riccio, considerà tròp davsin a la regin-a ch’a stasìa spetand col ch’a sarìa dventà ’l futur Giacomo IV dë Scòssia.

Prima a j’ero stàit fàit ëd tentativ për catelo e tirelo da soa part, ma l’oferta d’un magnìfich diamant a l’era stàita arfudà sdegnosament da Riccio. Chiel a l’avìa un contegn quasi sbefios vers ij nòbij e a godìa dla familiarità dla regin-a e ’d soe dame. A podìa intré a tute j’ore ’nt ij sò alògg, a giugava a carte con lor fin-a a neuit pien-a, coma ch’as les ant j’arcòrd ëd sir James Melville scrit an soe memòrie.

Conossend l’esistensa dël ghignon ëd tanti a cort chiel a j’afrontava tute le vire ch’a podìa, sigur ëd la protession ëd Maria e quand ch’a riessìa a së sfogava contra ’d lor con càuse e petission. Col che pì a lo odiava a l’era ’l cont ëd Moray, un frel bastard ëd la regin-a e a l’era stàit chiel a cissé lë spos vers la gelosìa fin-a a propon-e l’esecussion.

La decision ëd massé Davide a l’era stàita pijà e parèj, ant la sèira dij 9 ëd mars dël 1566, un trop ëd nòbij protestant, con l’apògg d’Enrico Stuart, lë spos ëd Maria Stuarda, a j’ero anandiasse për buté an pràtica ij sò dissègn criminaj. Ël moment a l’era stàit sernù da l’òm ëd la regin-a ch’a vorìa che David a vnèissa massà sota j’euj ëd chila an manera che, essend chila an condission, a muirèissa da lë spavent. Dzorpì, për la nobiltà scossèisa, l’amassidi polìtich a l’era n’afé da celebré con maestosità coma s’a fussa n’assion dij cavajer e l’adesion al pat sassin a vnisìa nen stabilìa da un sempi giurament, nopà as compilava na bërgamin-a espress, ciamà «convenant o bond» con la qual ij sassin as gropavo fra ’d lor për la vita e la mòrt.

Për la prima vira ’nt la stòria dla Scòssia un ëd coj contrat a l’avìa la firma d’un rè. Ëd cost pat a na esisto ancora doe còpie datà 2 mars 1566 e a son guernà al British Museum e ’nt ël «Record Office». Un-a dle còpie, firmà dal rè lord Darnley, a l’era restà an man soe mentre che l’àutra a l’avìo tenula j’àutri cambrada.

Scorcio di Pancalieri, secondo le fonti paese natale di Davide Riccio

Ant ij di anans un setmin moro a l’avìa fàit na prevision a Davide Riccio con l’avertiment ëd vardesse dal «bastard», ma chiel a l’avìa nen daje da ment. S’a l’avèissa scotalo miraco a sarìa nen mòrt.

A Londra, la regin-a Elisabetta a l’era anformà ’d tut e ’l cap dij prèive protestant scossèis a l’avìa già fin-a prontà sò dëscors për lodé l’amassidi coma «most worth of all praise» visadì la magior part dël valor ëd minca lòde. Soe prime paròle dòp ëd la mòrt ëd Davide Riccio a j’ero stàite: «Përchè ’l mond a sapia an termo nen dubi lòn che noi i pensoma, i diroma che col grand bolversator ëd cost Stat, col plandron e cola canaja viliaca ’d Davide a l’é stàit castigà an manera giusta ».

La sèira fatal, ant ël palass d’Holyrood, la regin-a e quàich sò òspite a j’ero artirasse ’nt na sala a scoté le canson ëd Davide compagnà dal lut. A set ore Maria Stuarda a l’avìa fàit serve la sin-a ’nt na salëtta dla tor, dacant a soa stansia da let. Davide a l’era setà dë ’dnans a soa regin-a, dantorn a na massissa tàula ‘d nosera.

Antramentre ij congiurà a j’ero artrovasse fòra dël castel con 160 tropié armà.

Lord Darnley, ël rè, a l’era comparì a l’improvisa ’nt la stansia rivand da na scala segreta dla tor che mach chiel e la regin-a a podìo dovré. Sùbit apress dij salut e dla sorprèisa a j’ero rivaje j’àutri sassin al comand d’un tal lord Patrick Ruthven, conossù e da tëmme coma na sòrt ëd mascon. A sarà pròpi chiel-sì a colpì për prim ël pòver Davide ch’a cascava sota bin 57 pugnalà. Sò còrp a l’era peui stàit campà giù da na fnestra e dòp sotrà pì che an pressa. La regin-a a l’era stàita ampërzonà, ma a l’era riussìa a scapé da la tor caland-se da na fnestra con na còrda ’d linseuj gropà. Dòp ëd na sman-a a l’era tornà a la testa d’eutmila òmini e a l’avìa scassà ij sò arviros nemis dëdlà dël confin. Apress a l’avìa organisà un degn funeral për sò amis piemontèis. Ancheuj a l’é ancora lì, ant la cesa ’d Canongate Kirkyard a Edimburgo, a pòche senten-e ’d méter dal palass d’Holyrood.

Ambelessì a finiss la stòria ’d cost menestrel ch’a l’era rivà da Pancalé fin-a a la cort dë Scòssia e la memòria dël qual a resta stërmà daré dij bindej ëd la stòria granda, ma chiel, da part soa, a l’era riessù a scrive un tòch ëd cola stòria.

Vorend gabolé su costi aveniment e dé crédit a lòn ch’as disìa antlora, chi a peul savèj se col futur rè dë Scòssia che Maria Stuarda a portava an sen a fussa nen un pòch o dël tut piemontèis?

Michel dij Bonavé