Testo e foto di Paolo Barosso
Su un lieve rialzo del terreno al margine orientale dell’abitato di San Ponso, in felice posizione tra i campi, sorge il complesso parrocchiale dedicato alla memoria del martire da cui prende il nome il comune canavesano (benché non ne sia il patrono, che invece è sant’Ilario di Poitiers, cui è intitolato un romitorio in aperta campagna).

L’elemento architettonico che più attira l’attenzione del visitatore, e anche l’interesse dello studioso, è il battistero, edificio dalla forma curiosa che si fa risalire, nell’aspetto attuale, agli anni attorno al Mille, ma innestato, come confermano gli esiti di indagini archeologiche condotte nel 1977, sulle fondamenta di un battistero più antico, di epoca paleocristiana, le cui origini vengono ricondotte al V secolo.

In seguito vi furono sovrapposizioni di interventi edilizi, specialmente nel periodo longobardo (VII/VIII secolo), che riguardarono sia la pieve che il battistero, come testimoniano le tre eleganti colonnine cilindriche con capitelli marmorei oggi collocate nella cappella laterale destra della chiesa parrocchiale e il gruppo di tombe coeve rinvenute nella zona attorno all’abside.

La chiesa di San Ponso, corrispondente all’antica pieve alto-medievale, risulta menzionata per la prima volta in documenti del XIII secolo. Per quanto radicalmente rinnovata nei secoli, tanto da apparire oggi in forma barocca all’interno e con impronta neoclassica nella facciata, aggiunta nel 1942, la chiesa nasconde, dietro una “pellicola” architettonica più recente, le antiche strutture medievali, che pure sopravvivono e meriterebbero studi più approfonditi.

Nella tessitura muraria dell’edificio compaiono qua e là frammenti lapidei con resti di epigrafi appartenenti a lastre funerarie di epoca romana, provenienti da aree cimiteriali presenti nei dintorni del complesso di San Ponso e riferibili al I/II secolo d.C.. L’area circostante era d’altronde discretamente popolata a quel tempo, per quanto appartata e lontana dalle principali direttrici di attraversamento del Canavese.
Affiancato alla chiesa, e comunicante con essa tramite un piccolo oratorio, è l’edificio che chiamiamo battistero e che sicuramente assolse per diversi secoli a tale funzione, nonostante vi siano pareri di studiosi che ne ipotizzano l’originaria destinazione a “martyrium” (luogo di culto legato alla memoria di un martire, costruito sulla sua tomba o nel luogo dove si riteneva avesse subito il martirio, oppure destinato a custodirne le reliquie).

Il battistero, provvisto in origine di vasca poligonale del tipo a immersione, colpisce per la singolarità della struttura, che appare come il risultato dell’eterogeneo accostamento di elementi architettonici, che accentuano, nel loro sovrapporsi, l’immagine di un edificio slanciato, con forte sviluppo verticale, ma anche sproporzionato nel rapporto tra le parti che lo compongono.
La costruzione, che troviamo descritta ne “Le passeggiate in Canavese” di Antonio Bertolotti (1867) e, ancora prima, nello studio di Camillo Boggio intitolato “Le prime chiese cristiane in Canavese” (1887), è costituita da un organismo di base a pianta ottagonale, con lati di lunghezza variabile, su cui si innesta un tiburio con cupola emisferica, che a sua volta è sovrastato da un campanile, aggiunto alla fine del Cinquecento.

Lungo i lati del battistero, che presenta muri di spessore abnorme, si succedono otto nicchie sporgenti o absidiole, alternativamente semicircolari e rettangolari, che ne definiscono il perimetro, avvicinando il caso di San Ponso a schemi planimetrici tipici del V secolo (L. Pejrani Baricco). Come spesso accadeva nei primi secoli del Medioevo, nella costruzione del complesso parrocchiale di San Ponso si fece ampio ricorso a “spolia”, elementi edilizi di reimpiego provenienti dalle necropoli di età romana dei dintorni, ma anche da edifici cristiani più antichi, riferibili al periodo longobardo.

In sostanza appare probabile, alla luce di quanto affermato da diversi studiosi, che il battistero di San Ponso sia il frutto di rimaneggiamenti compiuti in epoca protoromanica e romanica di un battistero paleocristiano originario del V secolo (L. Crema e C. Perogalli).
Osservando l’ingresso, si nota la grande lastra di pietra inserita nel muro come architrave: sulla superficie è incisa la figura d’una donna, che giace supina con un oggetto stretto tra le mani, forse una borsa, e affiancata dall’iscrizione d’un nome, “SECVUND / AEBV”, interpretato come “Secundina Aebutia”. Si tratta, con ogni evidenza, d’una lapide funeraria tratta da una delle necropoli di epoca romana esistenti in loco e riutilizzata dai costruttori del battistero in continuità con il passato.

Tra gli studiosi che si sono occupati di San Ponso, oltre al già citato Camillo Boggio, che lo paragonò dal punto di vista tipologico ai casi di Agrate nel novarese, Biella e Chieri, ricordiamo Augusto Cavallari Murat, che lo ha posto a confronto con il complesso monumentale di San Lorenzo a Settimo Vittone (pieve e battistero), nell’alto Canavese, e, prima di lui, l’abate e storico Goffredo Casalis, che nel suo “Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna” (compilato tra il 1838 e il 1855), segnalava San Ponso come sito archeologico, sostenendone le origini romane.

Concludiamo con un cenno alla dedica del complesso parrocchiale a San Ponso, intitolazione non comune in Piemonte, di cui si riconduce l’origine all’epoca carolingia. Secondo la tradizione agiografica, Pontius (Ponso) venne martirizzato attorno al 257 d.C., durante le persecuzioni anti-cristiane attuate dagli imperatori Valeriano e Gallieno, sulla collina di Cimiez, l’antica “Cemenelum”, località oggi sita nel territorio comunale di Nizza, ma al tempo della conquista romana capitale amministrativa della provincia delle “Alpes Maritimae” (Alpi Marittime).

Sul sito del martirio di San Ponso venne eretta una basilica funeraria (“martyrium”) e nell’VIII secolo, per volere di Carlo Magno, vi fu fondata un’abbazia benedettina che in breve tempo si affermò come meta di pellegrinaggio irradiando il culto del martire in tutta la Provenza e in Spagna (ricordiamo, a titolo di curiosità storica, che nel 1388, nella piazza antistante il monastero, venne firmata la dedizione della comunità di Nizza al conte Amedeo VII di Savoia, inizio del plurisecolare legame della città costiera con la dinastia sabauda e con il Piemonte).
Sembra dunque improbabile che il culto di un santo radicato in territorio franco fosse giunto in area canavesana durante la dominazione longobarda, ritenendosi da parte degli studiosi più plausibile che l’intitolazione del complesso pievano e del battistero al martire Ponso sia stata decisa, per ragioni non note, in epoca carolingia.
Paolo Barosso
Note biografiche
Augusto Cavallari Murat, Tra Serra d’Ivrea, Orco e Po,Istituto Bancario San Paolo Torino, 1976
Luisella Pejrani Baricco, San Ponso Canavese. La pieve antica e il battistero, in Bollettino d’arte Ser. 6, vol. 2, p. 83-96, 1979